7.0
- Band: FREEDOM CALL
- Durata: 01:03:19
- Disponibile dal: 27/02/2012
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Per coloro che erano rimasti leggermente sconcertati per la leggera svolta verso lidi più seri ed oscuri effettuata dai Freedom Call in occasione del loro precedente “Legend Of The Shadowking”, stavolta, con questo “Land Of The Crimson Dawn”, non avranno che da tirare un sospiro di sollievo. Le melodie memorizzabili, solari e dannatamente happy che da sempre sono trademark della power band tedesca capitanata da Chris Bay sono infatti tornate, con tutti i pregi e i difetti che questa cosa può comportare. Orfani su questo album di Zimmermann, troppo impegnato con i Gamma Ray, i restanti membri dei Freedom Call decidono di stringersi attorno al loro padre putativo e co-compositore storico Bay e, affiancati dall’amico Stephan Eernst, autore di un importante lavoro di produzione, sfornano un disco basato al 100% sull’orecchiabilità, sull’immediatezza e su di un approccio alle canzoni stesse decisamente ‘live-oriented’. Questo approccio più semplicistico alle registrazioni è la chiave di lettura dell’album: da una parte esso consegna alla band quattordici pezzi pronti a fare faville in concerto e, allo stesso tempo, contribuisce anche a togliere quell’aura oscura che la band aveva raccolto con il disco precedente, permettendole di riproporsi con rinnovato smalto ad un pubblico sempre più esigente. Appoggiandosi ad un concept zuccheroso che parla di una mitica terra dove tutti sono felici, nessuno sta male e la gente è amica di tutti, le quattordici canzoni di “Land Of The Crimson Danw” sono un concentrato del clichè del power metal più becero e scontato, ma, come accadeva per i primi album della band, quasi tutte riescono a colpire al cuore l’ascoltatore. A parte le sinceramente bruttine “Rackin’ Radio” e “Hero On Video”, il resto è esattamente quel connubio del power melodico di Helloween, Stratovarius e Gamma Ray, con l’ombra della band di Kai Hansen ad aleggiare più forte delle altre sulle composizioni più veloci. Con Una piccola spruzzata di hard rock, chiaramente accentuata dalla scelta di una produzione più cruda e diretta, a condire il tutto, “Land Of The Crimson Dawn” si presenta a noi come un buon prodotto di power melodico, in linea con gli esordi della band, pronto ad essere apprezzato da tutti i fan delle sonorità più leggere e ad essere snobbato dagli amanti dell’estremo. Ma questo di fatto sono i Freedom Call e non ci aspettavamo niente di diverso.