voto
7.0
7.0
- Band: FREEDOM CALL
- Durata: 00:56:44
- Disponibile dal: 29/01/2010
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Il precedente “Dimensions” era stato, a parere di chi scrive, il disco meno brillante pubblicato dai Freedom Call per via di un sound un po’ troppo scontato e a tratti eccessivamente allegrotto. Sappiamo tutti che la band del batterista dei Gamma Ray, Dan Zimmermann, è da sempre sinonimo di melodie celestiali, cori pomposi, campanellini, ritornelli zuccherosi e quant altro, ma il nuovo “Legend Of The Shadowking” anche nell’utilizzo di questi elementi appare più bilanciato e convincente del suo predecessore, riservando inoltre qualche sorpresa a livello di sound. Il power metal Gamma Ray/Helloweeniano a tutta velocità che il quintetto tedesco porta avanti ormai da dodici anni, è sempre presente in brani come la bella opener “Out Of The Ruins”, un pezzo che dovrebbero sentire tutti gli amanti di certi sopravvalutati Dragonforce, “Merlin”, anche essa veloce e con un ritornello azzeccato, o “Resurrection Day”. Quello che però non è certo solito in un disco dei Freedom Call è il trovarsi tre brani di fila dai toni più soffusi e oscuri come “Under The Spell Of The Moon”, “Dark Obsession”, e “The Darkness”. Buona la seconda e un po’ meno le altre due, le tre canzoni si assestano su tempi medi e sono rifinite con qualche effetto su tastiera e voce che dà ai pezzi un suono tutt’altro che allegro e rispecchia al contrario i freddi colori dell’artwork. Finalmente un tentativo di cambiamento che, seppur non perfetto nel risultato, è appezzabile e mette in luce qualche idea in più che il gruppo potrà, si spera, sviluppare in futuro. Anche tematiche stesse del lavoro non sono così positive come ci si potrebbe aspettare da un disco dei Freedom Call, e ruotano infatti attorno alla figura del Re Ludovico II di Bavaria, un reale atipico che si rifugiò spesso in solitudine nella musica di Wagner, verso una decadenza sia personale che della sua figura istituzionale che lo condusse alla morte dopo una cospirazione ai suoi danni. Un disco dunque che, pur presentando qualche passaggio non proprio esaltante come “Thunder God” e “Kingdom Of Madness”, dove i ritornelli convincono poco, riporta i Freedom Call verso gli standard qualitativi a cui ci avevano abituati sino a “The Circle Of Life” e li arricchisce di qualche elemento stilistico in più.