7.0
- Band: FREEDOM CALL
- Durata: 00:50:05
- Disponibile dal: 11/11/2016
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Arriva infine il disco eponimo per i Freedom Call. Scriviamo così perché i quattro power metaller tedeschi non fanno mistero oramai da qualche disco di immedesimarsi (anche troppo, a giudicare dalle tamarrissime foto promozionali) in questa fantomatica figura, il ‘Signore della Luce’… quindi, seguendo le orme dei Manowar che intitolarono nell’ormai lontano 1988 un proprio disco “Kings Of Metal” con il nome che da quel punto in poi definì i membri della band, anche il titolo del qui presente “Master Of Light” ha l’occasione di diventare parimenti identificativo per queste simpatiche quattro teste calde. ‘Signori della Luce’: non parrebbe in effetti esserci definizione migliore per Chris Bay e compagni, che da sempre si dimostrano irriducibili alfieri di un modo di interpretare il power helloweeniano particolarmente solare e ‘happy’, spingendo fino all’eccesso quella zuccherosità e quella positività che già in dosi massicce si trovava sui lavori degli anni ’80 della ex-band di Hansen. Forti quindi di una ricetta iperstatica ma sempre divertente che non vede cambiamenti significativi da almeno sei anni (l’ultimo disco su coordinate leggermente diverse fu il più oscuro “Legend Of The Shadowking” del 2010), i Freedom Call confezionano l’ennesimo buon album di facile ascolto e di grande coinvolgimento, accantonando come sempre il concetto di originalità per concentrarsi a strappare consensi solamente grazie all’elevata fruibilità e una orecchiabilità come sempre eccezionali. Anche se “Master Of Light” risulta forse un po’ più virato sul versante veloce e d’impatto rispetto ai dischi che lo precedono direttamente, il disco sciorina quindi una bella selezione di brani facili e immediati ma molto (troppo) simili tra loro, con piccoli cambi di registro percepibili solo in corrispondenza di qualche passaggio un po’ più epico (“Emerald Skies”, la bella “A World Beyond”), oppure in presenza dei brani più dolci e ‘melensi’ (l’accezione qui non è per forza negativa), in cui i Nostri tutto sommato riescono sempre ad eccellere, come nella ballad “Cradle of Angels”. Qualche brano che mostra qualcosa di inaspettato però a onor di cronaca c’è: la rock-oriented e parzialmente elettronica traccia “Ghost Ballet”, ad esempio, dipinge un volto un po’ inedito ma non per questo meno divertente e scanzonato dei soliti Freedom Call. Pur trattandosi quindi di un disco tra i più scontati e meno originali sentiti quest’anno, in un modo o nell’altro, non ci sentiamo di dare troppo torto a Chris Bay e al suo immobilismo stilistico… lungo nove dischi il compositore tedesco ha avuto tutto il tempo di lavorare a un’immagine precisa e molto forte della propria band, creando un immaginario, sia lirico che stilistico, subito riconoscibile, ma creandosi anche barriere molto rigide dalle quali adesso non avrebbe assolutamente senso uscire. Per coloro che li ascoltano e che da sempre apprezzano questo stile così happy e melodico, “Master Of Light” non è che l’ennesima conferma da parte di un gruppo oramai garanzia assoluta nel proprio genere. Chi questo genere invece non lo sopporta, siamo piuttosto convinti che se ne terrà comunque ben lontano, spaventato dai titoli zuccherosi, dall’immagine esilarante della band e dalla cafonissima copertina (quella, in realtà, spaventa un po’ anche noi… orrida davvero!).