6.5
- Band: FROZEN CROWN
- Durata: 00:42:43
- Disponibile dal: 18/10/2024
- Etichetta:
- Napalm Records
Spotify:
Apple Music:
Tagliente e tiratissimo questo nuovo album dei nostri conterranei Frozen Crown, che per il quinto tassello della loro carriera fanno il loro debutto con Napalm Records: siamo sicuri che questo approdo permetterà loro l’apertura di ulteriori palchi e tour e farà conoscere ancor più capillarmente il loro power dai forti influssi nordici.
Andando però ad approfondire nel dettaglio “War Hearts”, è subito la title-track a far capire ancora una volta come sarà il canovaccio per tutte e dieci le tracce: doppia cassa a tutta (Niso Tomasini dietro alle pelli), coadiuvato nella parte ritmica dal basso di Francesco Zof; innumerevoli assoli delle tre chitarre (suonate da Federico Mondelli, Fabiola Bellomo e Alessia Lanzone, il giovanissimo nuovo innesto) che prendono spunti dal metal scandinavo di gruppi come In Flames, Children Of Bodom e Stratovarius; infine, a tirare le fila, dietro al microfono troviamo la voce pulita di Giada Etro.
A parte quindi un piccolo rimodellamento della formazione, i Frozen Crown hanno trovato un loro equilibrio e questo viene riflesso nella fase di scrittura, in quanto si sente molto la prosecuzione del precedente “Call Of The North”.
Peccato che nell’ascolto tutto questo comporti un filare via liscio senza sussulti: si voglia per la batteria che è un metronomo naturale, o perché in questo nuovo lavoro non ci sono deviazioni da temi già sviluppati nei precedenti dischi, oppure perché manca un guizzo di rottura da uno sviluppo più piatto. “War Hearts” è sicuramente ben curato e sarà apprezzato da tutti gli amanti di sonorità più vicine al death melodico che al power sinfonico: a penalizzarlo un po’ è il fatto che, ascoltato nella sua interezza, tende a sembrare troppo simile nelle varie tracce, mentre prese una per una hanno decisamente più personalità, come “Night Of The Wolf”, “Edge Of Reality” con riproposta la storia di Highlander o i duetti tra Giada e Federico in “I Am The Wind”, il pezzo più cadenzato e meno tirato, assieme alla strumentale ed evocativa “King Of The Sky” e alla conclusiva e lunga “Ice Dragon”, un brano che evolve nel ritmo e nel suono nei suoi sette minuti.
Nell’iniziare l’avventura presso la nuova casa discografica, i Frozen Crown hanno osato meno e proposto un lavoro di facile ascolto, senza originali spunti, a cui però va riconosciuta sempre la loro capacità di suonare il mix di power e death melodico che li contraddistingue, e la freschezza nel farlo.