7.0
- Band: FULL OF HELL
- Durata: 00:15:00
- Disponibile dal: 16/05/2025
- Etichetta:
- Closed Casket Activities
Ormai non sorprende più di tanto l’incessante produttività dei Full Of Hell: anno dopo anno, la band americana infila nella sua discografia nuovi tasselli sotto forma di EP, split, collaborazioni o album veri e propri, dimostrando una dedizione quasi monastica alla propria visione sonora.
“Broken Sword, Rotten Shield”, ultimo mini in ordine cronologico, si inserisce con coerenza all’interno di questo percorso febbrile e apparentemente inarrestabile, raccogliendo e affinando quanto già tracciato sul precedente full-length “Coagulated Abyss”.
Anche qui, il gruppo sembra aver trovato una nuova misura nella propria brutalità: il caos che un tempo era il tratto distintivo e totalizzante del loro sound oggi viene talvolta incanalato in strutture più intelligibili, senza perdere in foga o intensità. Il risultato è un EP ben strutturato, che bilancia con cura i tre pilastri su cui i Full Of Hell hanno costruito il proprio universo sonoro – hardcore, noise ed extreme metal – dando a ciascuno di essi il giusto respiro e la giusta collocazione.
Nel vasto repertorio dei ragazzi, non tutto è oro, anzi, tanto che a volte il gruppo può anche far emergere una certa pretenziosità, ma in un formato compatto come quello di questo mini-album, non c’è troppo spazio per l’autocompiacimento sterile o l’improvvisazione fine a sé stessa: tutto è misurato, ogni elemento è al servizio della composizione.
Rispetto all’ultimo album, si nota anche una continuità sul piano produttivo: la band porta avanti l’approccio più ‘rotondo’ già sperimentato su “Coagulated Abyss”, con certe asperità che vengono smussate quanto basta per non soffocare le trame più sottili, mentre la sezione ritmica e il variegato approccio vocale di Dylan Walker trovano una nuova chiarezza espressiva. Brani come “Lament of All Things” o “To Ruin and the World’s Ending” mostrano chiaramente questa evoluzione: le dinamiche rallentano, le distorsioni lasciano spazio a momenti più rarefatti e si insinua una interessante componente melodica che, pur nella sua natura viziosa, contribuisce a rendere il tutto ancora più comunicativo.
Sono proprio questi episodi, in cui la furia viene calibrata e piegata a nuove intenzioni narrative, a rappresentare i momenti più riusciti del lavoro. Ma, questa volta, sarebbe ingiusto non menzionare anche le tracce più dirette, legate alla matrice hardcore/grind della formazione: anche qui si percepisce un affinamento, una maggiore pienezza nella scrittura. La stessa “Broken Sword, Rotten Shield” – nella sua incarnazione più rabbiosa – è una delle migliori prove offerte dal gruppo in questa specifica vena negli ultimi anni.
In definitiva, siamo al cospetto di un lavoro breve ma significativo. Pur non rivoluzionando il proprio linguaggio, i Full Of Hell confermano la loro capacità di scrittura, scavando in profondità nei dettagli del proprio stile, anziché cercare facili colpi di scena. Non tutto, come a volte accade nella loro produzione, è perfettamente a fuoco, ma l’onestà creativa e la volontà di rischiare continuano a essere un marchio di fabbrica. In un panorama musicale spesso statico, la loro inquietudine resta un valore.