7.0
- Band: FULL OF HELL
- Durata: 00:25:15
- Disponibile dal: 26/04/2024
- Etichetta:
- Closed Casket Activities
Spotify:
Apple Music:
Il mondo di certo hardcore metallizzato e nervoso ha sempre oscillato tra l’opulenza del caos e la bellezza nascosta nelle sfumature più oscure. In questo contesto, i Full Of Hell da tempo rappresentano un’entità quasi inafferrabile, capace di spingere i confini del proprio sound tanto con una ferocia senza compromessi, quanto con uno smanioso desiderio di mescolare le carte e di attingere da altri mondi sonori. Ne sono un chiaro esempio le ormai numerose collaborazioni con artisti del calibro di Merzbow, The Body, Primitive Man o Nothing.
Non è quindi una sorpresa che con il nuovo album, “Coagulated Bliss”, il quartetto proveniente da Maryland abbia deciso di sfidare nuovamente qualche aspettativa, andando a esplorare territori sonori in parte inediti, perlomeno per quanto riguarda il proprio repertorio da solista.
L’album, in uscita proprio a seguito della collaborazione con i Nothing, cerca a tratti di avvicinarsi ad uno stile meno frenetico e leggermente più armonico, optando per suoni più rotondi e per qualche fugace momento di stasi che va ulteriormente ad ampliare il raggio di azione degli statunitensi. Il tutto viene presentato come un tentativo di avvicinarsi a una forma canzone più tradizionale, tuttavia l’idea che i Full Of Hell abbiano abbandonato completamente la loro abrasività caratteristica è solo parzialmente vera. “Coagulated Bliss” conserva ancora parecchio di quel brivido viscerale e di quell’urgenza che hanno reso la band un punto di riferimento nel panorama del metal estremo contemporaneo, soprattutto fra gli ascoltatori più giovani. Se da un lato si possono individuare chiaramente dei momenti in cui il gruppo si concede una pausa dalla furia incontenibile per esplorare territori più strutturati e ricchi di sfumature, dall’altro è evidente come una buona fetta della tracklist sia ancora occupata da tracce molto rapide ed essenziali, nelle quali non si va molto oltre l’ennesima rielaborazione delle solite formule a base di intensità e rabbia primitiva. Certi episodi di questo taglio sembrano a tutti gli effetti concepiti solo per fare da ponte fra quelli più rifiniti, nelle quali i Full Of Hell, unendo al substrato hardcore/grind i soliti elementi noise AmRep e qualche suggestione emotiva chiaramente mutuata dall’esperienza con i Nothing, mostrano la loro versatilità, sperimentando con atmosfere più cupe e malinconiche, pur mantenendo appunto un nucleo di ferocia inestinguibile. Accanto a brevi sfuriate ormai senza infamia e senza lode, troviamo quindi episodi dove la vena hardcore si fa più elaborata, evocando i Converge, così come una marzialità industrial (“Fractured Bonds to Mecca”, “Gelding of Men”) e una vena decadente che trova il proprio massimo sfogo nella lunga “Bleeding Horizon”.
Mentre la band sembra quindi aver già detto tutto ciò che doveva dire riguardo alla pura aggressione, permangono dei punti di interesse quando emerge la volontà di esplorare nuove formule, in modo da distanziarsi da quell’urgenza a ogni costo che ormai fatica a sorprendere, anche perché non sempre supportata da grandi riff. Questo non significa che il gruppo abbia del tutto perso il proprio morso, ma oggi sembra più che mai necessaria l’acquisizione di una nuova dimensione, di una consapevolezza ancora più profonda della propria capacità di evolversi.
“Coagulated Bliss” presenta dei segni di un’evoluzione organica per i Full Of Hell, mostrando un gruppo puntualmente desideroso di esplorare nuovi orizzonti senza perdere mai di vista la propria identità. La ricerca di nuove forme di espressione e di significato viene però controbilanciata da una manciata di tracce dove invece non si fa granché per emergere, con il risultato che qualche entusiasmo finisce per venire smorzato prima del previsto.
Al di là di tutto, ogni nuovo lavoro dei Full Of Hell merita sempre un ascolto attento. C’è spesso qualcosa di avvincente nel modo in cui la band riesce a trasformare il caos in incanto, a plasmare la brutalità in bellezza (vedi il finale di “Malformed Ligature”). Con ogni nuovo lavoro, la band sembra tirare fuori qualche nuova carta dal proprio mazzo, quindi resta piuttosto alto l’interesse per le sue prossime mosse, le quali senz’altro non tarderanno a materializzarsi.