7.5
- Band: FULL OF HELL
- Durata: 00:20:45
- Disponibile dal: 01/10/2021
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Hanno ormai abbondantemente oltrepassato il primo decennio di carriera, eppure i Full Of Hell sono ancora una realtà poco inquadrabile, le cui nuove mosse restano difficili da prevedere e da metabolizzare con agilità. Con “Garden of Burning Apparitions” il gruppo statunitense mette in rampa di lancio l’ennesimo tassello discografico, un altro pseudo-full-length brevissimo (venti minuti) che rivendica nuovamente un chiaro senso d’identità e quel desiderio di libertà e rivalsa che da tempo contraddistingue l’operato del quartetto originario del Maryland. Come era stato per i precedenti “Weeping Choir” e “Trumpeting Ecstasy”, il disco presenta un lotto di episodi dalla durata media brevissima, fra canzoni complete e accecanti parentesi strumentali di matrice industrial/power electronics, attraverso i quali compiere un viaggio immersivo in quasi tutto ciò che è estremismo sonoro.
Anche in questa circostanza, i Full Of Hell fanno propria la lezione di numerose correnti musicali di confine, celebrando e rivendicando lo spessore del proprio background attraverso una grande bolgia alla quale tutti sono invitati. “Garden of Burning Apparitions” è di fatto ancora una volta un album scomponibile in mille parti, all’interno del quale troviamo un universo musicale a dir poco vasto e frastagliato: dalle basi hardcore-punk per arrivare al grindcore, al death e al black metal, passando appunto per le succitate derive digitali, Dylan Walker e soci propongono un repertorio che va dritto alle radici e al cuore senza mai distogliere lo sguardo da una realtà cupa e desolante. L’approccio della band resta insomma immutato rispetto al recente passato, ponendosi a metà strada fra una rivisitazione di trame old school discendenti da Napalm Death, Brutal Truth e persino Sarcofago e una metodologia sperimentale e oscura che ricorda la agghiacciante e trasversale visionarietà di vecchi partner come Merzbow e The Body, a cui questa volta si aggiunge ogni tanto un suono di chitarra più scabro, dai vaghi rimandi noise rock, come se la band avesse dato un ripasso al catalogo della Amphetamine Reptile Records prima di entrare in studio.
Tanta carne al fuoco non è sempre scevra di difetti: l’ascolto filato della tracklist è certamente godibile, ma a tratti un po’ ostico per la consueta, intrinseca disomogeneità del flusso sonoro architettato dal gruppo; un elemento che a volte lascia smarriti e che può portare a invocare maggiore sostanza, ma il talento e le idee non mancano certamente e a prevalere, a conti fatti, è il senso di appagamento dato all’ascoltatore dalla poliedricità e dalla squisita ferocia dei brani.
Nel loro essere sfuggenti e in perenne movimento, forse i Full Of Hell non daranno mai alle stampe un album realmente “definitivo”, ma il loro operato continua a risultare intrigante e di notevole impatto. Chi li ha sempre apprezzati si prepari dunque a una nuova infornata di suoni superbamente eterogenea e destabilizzante.