FUNERAL – Gospel Of Bones

Pubblicato il 17/10/2024 da
voto
7.5
  • Band: FUNERAL
  • Durata: 01:06:26
  • Disponibile dal: 18/10/2024
  • Etichetta:
  • Season Of Mist

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La carriera dei Funeral non deve essere stata semplice: un gruppo funeral doom/death metal che nasce nella terra del black metal proprio negli anni in cui questo sta prosperando, una lista di ex membri lunga quanto uno scontrino della spesa, due musicisti persi tragicamente durante il tragitto (il bassista Einar André Fredriksen per suicidio nel 2003 ed il chitarrista Christian Loos nel 2006 per overdose), etichette che li scaricano nel giro di un amen, altre vicissitudini personali spalmate su un trentennio di musica, festeggiato con un concerto celebrativo ad Oslo nell’aprile del 2022. Chiunque, senza una smisurata passione, avrebbe lasciato perdere.
Eppure Anders Eek, batterista e storico leader della band fin dai primi giorni di vita, non si è mai arreso e, nonostante una pausa di ben nove anni tra “Oratorium” del 2012 e l’ultimo “Praesentialis In Aeternum”, è ancora qui a proporci le sue melodie tristi e fataliste e, anzi, questa volta vuole addirittura rilanciare, raccontando le disgrazie che ha passato in un unico disco: con “Gospel Of Bones”, infatti, l’artista norvegese si ripropone di tradurre in musica tutte i sentimenti (ovviamente negativi) che ha attraversato nella sua vita.
Sembra che l’album sia stato, se non scritto, perlomeno concepito quasi simultaneamente al precedente, ma i cambiamenti di formazione sono al solito numerosi ed in particolare sono da segnalare la sostituzione di Sindre Nedland con il cantante d’opera baritono Eirik P. Krokfjord, specializzato nelle interpretazioni di Wagner, e l’ingresso della violinista Ingvild Johannessen, che ha portato con sé il suo bagaglio fatto di strumenti tradizionali norvegesi.
“Gospel Of Bones”, alla luce di questa catena di eventi, prosegue nel mood tra gotico e classico del suo predecessore ed anzi lo accentua, con misurate escursioni nel funeral doom/death metal delle origini, ma i nuovi innesti, oltre ad una lunga sequenza di ospiti (tra questi Michael Gira degli Swans ed il soprano Kari Ulfsnes Kleiven), portano in dote anche pulsioni folk che prima non erano così marcate.
Il risultato sono nove brani, tutti lunghissimi eccetto la breve nenia “Alio’s Lullaby”, che narrano, senza filtro alcuno, una vita fatta di sofferenze, perdite, miseria; una sorta di autobiografia a tappe che ci sbatte in faccia tutto il dolore patito dal suo protagonista e lo fa con un linguaggio musicale che, mescolati tutti gli ingredienti, si muove tra il drammatico ed il grottesco.
A tratti sembra che la teatralità de “La Masquerade Infernale” degli Arcturus sia rivista in una versione ancora più oscura e barocca, partendo da un substrato che include il doom dei Candlemass e la musica classica invece che il black metal. La tragicità fiabesca di “Too Young To Die”, i riff massicci di “Procession Of Misery”, la nera solennità dei cori di “These Rusty Nails”: tutto è sopra le righe ma in modo positivo, come se tutti i dettagli – e qui ce ne sono tanti – fossero necessari per la composizione di questi inni al tormento più profondo.
In un progetto di questo genere, non facile da affrontare per lunghezza ed ampollosità, sarà fisiologico che ciascun ascoltatore, in modo soggettivo, possa ritenere noiosi o superflui alcuni passaggi, ma è innegabile che un album simile possa nascere solo da una grande ambizione  e che il buon Eek abbia vinto la scommessa.

TRACKLIST

  1. Too Young To Die
  2. Yestertear
  3. Procession Of Misery
  4. These Rusty Nails
  5. Ailo's Lullaby
  6. My Own Grave
  7. To Break All Hearts Of Men
  8. Når Kisten Senkes
  9. Three Dead Men
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