7.0
- Band: FUNERAL HARVEST
- Durata: 00:30:07
- Disponibile dal: 31/10/2022
- Etichetta:
- Signal Rex
Spotify:
Apple Music:
Album di debutto per la formazione internazionale (per tre quarti norvegese e per il restante italiana) con base a Trondheim, che ha esordito un paio di anni fa con un (buon) EP omonimo. Rispetto ad allora registriamo un cambio di chitarrista ma non di sound: i Funeral Harvest suonano black metal in un’accezione molto classica, con i propri riferimenti stilistici ben ancorati nella Scandinavia di fine anni ‘90/primi 2000, sulla scia di Gorgoroth, Marduk e Dark Funeral in particolare.
Fatte salve queste premesse, possiamo comunque riscontrare un certo grado di evoluzione nel songwriting, vuoi anche per il minutaggio un po’ più corposo a disposizione. La band opta in ogni caso per mantenersi sul limite della mezz’ora (intro ed outro compresi), scelta sicuramente apprezzabile perché l’ascolto risulta snello e sfrondato da troppe cosiddette autocitazioni e ripetizioni.
Pezzi brevi e diretti quindi, tra i quali la sola “Sorath” sfonda il tetto dei cinque minuti, prendendosi maggiore libertà: qui il black metal furioso dei musicisti italo-norvegesi incorpora un breve intermezzo atmosferico nel quale il basso è in evidenza , prima di ripiombare in mezzo alla carneficina. Sono questi rallentamenti e gli inserimenti più melodici a rendere maggiormente vario e godibile un prodotto che risulta certamente ben fatto pur non inventando assolutamente niente. “Fire Sermon” e “Anthitesis” formano una buona doppietta iniziale e soprattutto la prima evidenzia l’ottima prova vocale di Lord Nathas, l’unico membro italiano del gruppo, che si dimostra piuttosto versatile, intervallando il consueto scream con brevi fraseggi vocali algidi e puliti. L’intero disco si muova su coordinate simili, ma come già detto, non abbiamo materialmente il tempo di annoiarci e in ogni caso i Funeral Harvest riescono a diversificare abbastanza le soluzioni adottate, pur muovendosi in territori molto ben definiti.
La produzione, sporca ma non caotica, contribuisce a valorizzare le composizioni che soffrono però ancora di una certa mancanza di personalità: meno grezzi rispetto agli esordi, ma ancora molto dipendenti da chi è venuto prima di loro e ha dettato le regole di questo approccio al black metal.
Restano le annotazioni positive, perciò se siete fan del black metal come ve lo abbiamo descritto (face painting, sangue copioso, mantelli e cartuccere comprese) e siete curiosi, date un ascolto a questo dischetto.