
6.5
- Band: FUNERAL ORATION
- Durata: 00:36:53
- Disponibile dal: 16/08/2019
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Audioglobe
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I tarantini Funeral Oration non sono un nome nuovo nel panorama nazionale. La band difatti è attiva sin dalla fine degli Anni ’80, sebbene poi se ne siano perse le tracce un decennio dopo. In ogni caso, da un paio di anni il gruppo è tornato attivo in maniera concreta e questo full-length intitolato “Eliphas Love” ne è la prova tangibile. Nel loro piccolo, i Funeral Oration hanno ripercorso il cammino dei pionieri di quello che chiamiamo ‘true norwegian black metal’, ovvero Mayhem e Darkthrone, passando dal death metal al black metal di stampo scandinavo. I tre demo dei primi Anni ’90 dei Funeral Oration sono dei prodotti davvero estremi e di nicchia, con una produzione anche troppo amatoriale, ma con tanta, tantissima atmosfera catacombale tipica di quel periodo d’oro per la musica tinta di nero. Parte della notorietà all’interno dell’underground tricolore, i Funeral Oration lo devono in parte anche alla presenza nella loro line-up di Fabban, divenuto poi il mastermind dei romani Aborym. Ma veniamo ai Funeral Oration del 2019, molto diversi sotto vari aspetti da quelli dell’esordio – e non bisogna sorprendersi, dato che da allora sono passati un paio di decenni. Grazie anche ad una produzione professionale, il sound della band salentina è cambiato parecchio, tralasciando i residui stilistici cari al death metal e avvicinandosi ad un black metal marziale e martellante più simile al filone caro ai Marduk, ma soprattutto a quella frangia estremista italica che abbina ad un efferato black metal tematiche di guerra o morte espresse rigorosamente in lingua italiana. La soluzione è ben studiata e pianificata sin nei minimi dettagli, ma con il passare dei minuti il cantante, che si limita spesso ad un parlato intento ad esprimere con forza un manifesto piuttosto che a cantare anche solo in screaming, risulta monotono e noioso. Musicalmente, i Funeral Oration riservano ancora qualche reminiscenza del passato, come ad esempio le atmosfere evocative create anche grazie all’aiuto dei synth, come in “Abisso”. Interessanti anche diversi riff di chitarra in un brano degno di nota come “Tregenda”, che conserva un alone mistico accostabile persino al primissimo black metal atmosferico norvegese in stile Gehenna ed altri. Per il resto, però, i pugliesi si inseriscono e si confondono in quel succitato calderone musicale black metal tipicamente nostrano, aggiungendo poco di personale. Sarà la nostalgia, ma i primi Funeral Oration erano ammantati di un fascino più intrigante.