8.0
- Band: FUOCO FATUO (VA)
- Durata: 01:00:11
- Disponibile dal: 02/04/2021
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
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Con il nuovo “Obsidian Katabasis”, i Fuoco Fatuo confermano di essere ormai una realtà slegata dal rigore del mondo death-doom e da quelle formule di più ampio respiro ispirate alla tradizione del genere che ancora facevano da base a buona parte del debut album “The Viper Slithers in the Ashes of What Remains”. Il fortunato “Backwater”, secondo full-length uscito ormai quattro anni fa, ha aperto una nuova via per la band lombarda, che ora torna con un disco che parte dagli elementi cardine di una composizione imponente come la vecchia “Sulphureous Hazes” e si sviluppa in progressioni densissime nelle quali melodie torbide si sovrappongono a una ripetitività opprimente e magmatica dei riff e dei toni bassi, andando a creare un’atmosfera peculiare, a metà strada fra asfissia, sospensione e stupore. I Fuoco Fatuo raccolgono frammenti sonori dai mondi funeral, doom e death metal, e li tessono in trame fitte e fumose come poche altre. Il risultato è un flusso persistente ed ipnotico nel quale gli elementi sonori sono manipolati, talvolta alterati nella propria struttura naturale, dilatati o pressati, quasi a volerne studiare le caratteristiche microscopiche o morfologiche. Un ascolto per certi versi estenuante, ma che sa rivelarsi un luogo straordinario di sfumature e sovrastrutture: musica da ascoltare nel silenzio della propria solitudine facendo ondeggiare la mente in pensieri intimi e riflessivi. Gli echi di Disembowelment, Unholy e Tyranny ci sono, ma i Fuoco Fatuo hanno ormai un tocco proprio, spesso identificabile in un minimalismo palpitante che gradualmente incorpora nuove tonalità, tanto a livello chitarristico quanto vocale, cercando di farsi strada all’interno di una fluttuazione persistente. Tracce come “Obisidian Bulwark (Creation of the Absurd)” e “Psychoactive Katabasis” dimostrano come il funeral doom possa essere condotto verso forme irregolari e decostruite senza trasformarsi in un brusio senza capo nè coda, grazie a un puntuale ricorso a ouverture ad effetto e a un drumming che qua e là assume una verve quasi tribale. Il gruppo affronta il genere e lo rappresenta nelle sue caratteristiche più nascoste e proprio per questo più sorprendenti, dando nuovamente prova della propria abilità e di una intesa sinergica sempre più definita.