7.0
- Band: FUOCO FATUO (VA)
- Durata: 00:52:27
- Disponibile dal: 17/02/2014
- Etichetta:
- Iron Tyrant
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Dopo una manciata di demo ed EP che hanno mostrato una incisività nei suoni e nello stile un tantino risicata e non del tutto esemplificativa delle loro reali capacità, gli italianissimi Fuoco Fatuo licenziano finalmente un lavoro degno delle loro reali intenzioni e della loro effettiva caratura come musicisti, e con questo debut full-length intitolato “The Viper Slithers in the Ashes of What Remains” cominciano finalmente a far sul serio. Senza inerpicarsi in improbabili sperimentazioni o in soluzioni dettate da chissà quale originialità o ambizione, i Nostri hanno invece optato per una formula assolutamente lineare e molto conservatrice, quasi ortodossa ci viene da dire, del verbo death-doom, assemblando un lavoro che in ultima istanza omaggia gloriosmente il genere di riferimento e tiene ottimamente fede alle premesse poste vent’anni fa da band come Winter, Evoken e Disembowelment. Parliamo di un death metal putrescente, tombale e comatoso che trova come combustibili primari un downtuning inverecondo, ritmiche al limite del coma profondo e una estetica stilistica malata, mortifera e e completamente deviata. Se l’andazzo primario del disco, a livello ritmico, è quello del doom estremo, questo poi viene sferzato come in preda ad una isteria catartica e deviata da gelide rasoiate di tremolo picking e trivellate di doppia cassa serratissime che vanno a rivangare i midtempo leggendari di band death metal putrescenti come i Nihilist, Autopsy e primi Obituary. Si respira morte e decomposizione in ogni dove in questo disco putrescente e le atmosfere trasmettono un costante senso di nausea e ribrezzo, come fossimo persi a vagare tra i sepolcri e le tombe di uno scenario da incubo, foscoliano quasi, con le narici pregne dell’odore della decomposizione e della morte che striscia implacabile tutt’attorno. Regolari iniezioni di corrosiva e caustica materia sludge/doom degna dei Corrupted, dei Thou e dei Moss non fanno altro che impestare ancor di più il lavoro con le malsane trame della decomposizione, dell’ossessione per la morte e con un ulteriore strato do marciume che in ultima istanza materializzano un quadro sonoro grottesco, avvilente e completamente saturo di morte e putrefazione. Ora come ora questi tre becchini italici rappresentano forse il vertice piramidale dello “Stench Metal” e del death-doom italico, e “The Viper Slithers in the Ashes of What Remains” rappresenta senza ombra di dubbio il lavoro più compiuto e sostanziale visto sinora nella dignitissima discografia di questa validissima band nostrana, che si trova in totale fase ascendente.