7.0
- Band: FURIA (POL)
- Durata: 00:59:55
- Disponibile dal: 10/10/2023
- Etichetta:
- Pagan Records
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Ogni tanto anche agli artisti piace tornare alle origini e fare il disco più ovvio possibile.
Concedetecelo: per chi conosce i Furia da tempo e il loro percorso artistico fin qua, “Huta Luna” è puro ‘comfort food’, vista la semplicità con cui è stato scritto e suonato, ma soprattutto per le emozioni dirette, ruvide e primordiali che evoca.
Dimenticatevi gli sperimentalismi di “Księżyc milczy luty” e soprattutto dell’EP “W śnialni”, probabilmente una sorta di punto di non ritorno per Nihil (mente del progetto) e soci, visto che quello che troverete in queste dieci canzoni è black metal pagano, furibondo, affine a quanto fatto dai vecchi Kampfar o Enslaved e, se possibile, dai Windir più essenziali.
Facciamo comunque un passo indietro: la band polacca ha raggiunto una certa notorietà nel proprio Paese, partendo da un black metal piuttosto ortodosso di stampo norvegese, per poi muoversi verso sperimentazioni avantgarde tutt’altro che semplici da interpretare, soprattutto con i due titoli citati in precedenza: opere ostiche e, strettamente a parere di chi scrive, un po’ autoindulgenti. Non tutti la pensano però come noi, visto che il leader da sempre Nihil (al secolo Michał Kuźniak), sia con i Furia che con gli altri progetti in cui è attivo, ha raccolto un certo successo sia in patria che in Europa, al punto da portare la band su palchi prestigiosi come il Roadburn, festival per propria natura molto sensibile alle identità artistiche sfaccettate.
Poi, come detto, arriva “Huta Luna”, ormai sesto album dei Furia (più una certa quantità di EP) e sembra che le lancette dell’orologio si siano spostate indietro o, meglio ancora, che abbiano fatto una sorta di giro completo per riassestarsi su posizioni molto più classiche. Come detto, queste dieci canzoni odorano di black metal furibondo, battagliero e pagano: “Swawola Niewola” e “Na Koń” evocano emozioni da scudo, spada e assalto all’arma bianca tanto quanto poteva farlo un disco della seconda metà degli anni ‘90.
Le stesse melodie vocali semipulite sono palesemente di stampo pagan/folk e in questo, se vogliamo, ci si può riallacciare a come vengono presentati i Furia nella biografia della loro etichetta (quasi) di sempre Pagan Records, ovvero come gli inventori del ‘nekrofolk’.
Etichette più o meno improbabili a parte, “Huta Luna” è una buona raccolta di black metal diretto e veloce che strizza l’occhio al passato e che, per chi riesce ad ascoltare con attenzione, lo tributa risuonandolo e non semplicemente clonandolo: merita perciò sicuramente qualche ascolto anche dalla frangia più classicista dei fan del black metal, ricordando però di non rimanere delusi se si torna indietro ‘alla mano’ nella discografia dei nostri, visto che ci si troverà di fronte inevitabilmente a dischi molto diversi da questo. La libertà artistica – forse il concetto stesso di avanguardia – passa per l’essere, talvolta, più classici possibile. Francamente, per noi, questa nuova dimensione è sorprendente e pure un po’ stuzzicante. Vedremo.