7.0
- Band: FUROR GALLICO
- Durata: 00:42:28
- Disponibile dal: 22/03/2024
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Ne hanno fatta di strada, i lombardi Furor Gallico: nati nell’esplosione del folk metal italiano fra il 2008 e il 2010, i nostri, dopo svariati cambi di line-up, arrivano alla quarta prova in studio con questo “Future To Come”, seguito di “Dusk Of The Ages” uscito nel 2019. Squadra che vince non si cambia: sui due pilastri storici di Becky e Davide, la band riconferma la svolta stilistica intrapresa col disco precedente, decisamente più nelle corde dei vecchi Eluveitie che in quelle iniziali di Waylander e Cruachan, distaccandosi quindi quasi del tutto dalle sonorità dei primi album. Riconfermato anche il resto del team, con la traccia death metal data da Mirko Fustinoni, Marco Ballabio e Gabriel Consiglio, quest’ultimo anche in veste di produttore del lavoro.
Al di là di cenni storici e analisi di contesto, possiamo dire che il quintetto ha trovato ormai la propria quadratura del cerchio, anche se, più del disco precedente, i Furor Gallico decidono di premere ancora più a fondo l’acceleratore con alcuni pezzi del disco, arrivando a ricordare alla lontana quasi i Ne Obliviscaris.
La voce dolce di Valentina Pucci contrasta ancora con il growl sporcato di Davide, specialmente in brani come “Among The Ashes”, o svolge direttamente un ruolo trainante come nella ballata acustica che dà il nome al lavoro. Torna anche il tin whistle di Massimo Volontè su pezzi come “Ancient Roots”, caratterizzata da buoni passaggi death metal melodici, anche se il brano che spicca in mezzo agli altri è sicuramente “Faith Upon Lies”, dove echi di Skyclad dialogano abilmente con un mix di tradizione e modernità, trainato da sfuriate blast-beat e dall’arpa di Becky. Parlavamo all’inizio dei Ne Obliviscaris proprio per via di questa traccia, tecnicamente ineccepibile e che presenta anche un bellissimo assolo verso la fine del minutaggio.
I Furor Gallico dimostrano comunque, ancora una volta, un attaccamento alle loro radici primordiali grazie a fraseggi in italiano inseriti qua e là e alla finale “Anelito”, un brano molto poetico che lascia grande spazio nel ritornello ancora una volta alla voce di Valentina, ma che trascina l’ascoltatore grazie a una produzione cristallina.
Altro punto a favore del disco è appunto la produzione, decisamente meno sporca e grezza del lavoro precedente, con lo zampino al master di Jens Bogren che ha lavorato su “Future To Come” ai Fascinations Street Studios.
Tutti elementi buoni che fanno andare i Furor Gallico nella direzione della stabilità: certo, non ci sono grandi passi avanti rispetto a “Dusk Of The Ages” guardando al songwriting, e forse va benissimo così, almeno per i fan del nuovo corso della band, che purtroppo invece deluderà chi ha conosciuto e apprezzato la formazione per i lavori più ruvdi e pagani.
“Future To Come” è un disco di affermazione per il quintetto, che può finalmente godere di una buona visibilità anche all’estero, di una buona produzione e di nuova linfa vitale.