7.0
- Band: G.O.L.E.M.
- Durata: 00:44:42
- Disponibile dal: 27/09/2024
- Etichetta:
- Black Widow
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Nel 2022 “Gravitational Objects Of Light” ha rivelato il talento dei G.O.L.E.M. nel sapersi muovere tra i meandri ombrosi del dark-prog con padronanza di strumenti e pentagramma; ora, a due anni di distanza, il quintetto capitanato da Paolo Apollo Negri (già nei Link Quartet e Wicked Minds, e coinvolto in un’impressionante numero di collaborazioni) si ripresenta al mondo con “Gathering Of the Legendary Elephant Monster”, ancora una volta patrocinato dalla Black Widow Records.
Venuto meno, in parte, l’effetto sorpresa di una band senza chitarre in formazione – ma chi ne scrive può testimoniare in tutta coscienza quanto sia difficile accorgersi della loro assenza, grazie al muro di suono eretto dai tasti di Paolo Apollo Negri e Emil Quattrini, rispettivamente a organo/synth e pianoforte elettrico/mellotron – l’ascoltatore si trova a fronteggiare sei lunghi brani (forse composizioni sarebbe il termine più adatto, in questo caso) che confermano almeno in parte le buone impressioni espresse in passato per la formazione, anche su queste pagine.
I piacentini mostrano infatti il coraggio tipico di una band progressive e sfidano l’ascoltatore piazzando in apertura l’unica suite, una title-track di dodici minuti dove gli arcigni botta e risposta tra organo e basso elettrico si alternano ad un canto intriso di epica malinconia che rende il paragone con gli Emerson Lake and Palmer tangibile, per poi abbandonarsi in un angoscioso crescendo ritmico (un plauso al lavoro di Francesco Lupi dietro la batteria).
A scanso di equivoci, il disco non è un lavoro semplicemente nostalgico, è invece pervaso da un sincero interesse filologico, da una devozione per il genere che nemmeno Steven Wilson ha quando mette mano ai nastri polverosi dei Jethro Tull o degli Yes, un amore che comprende anche l’uso di strumenti d’epoca per la registrazione, come il mellotron, o la melodia suggestiva in “Mechanical Evolution”, in grado di riportare l’ascoltatore alle atmosfere di “Epitaph” dei King Crimson; o ancora, “The Endless Night of Reason” dove vengono omaggiati, nell’eccellente interplay tra tastiere e basso, Le Orme di “Sguardo Verso Il Cielo”.
Questo approccio, tuttavia, attenua parzialmente l’esuberanza del debutto e rende meno interessante la seconda parte del disco, nonostante una “Life Between the Lines” che rimanda al new prog anni ’90 dei Nuova Era di Walter Pini, ed il refrain di facile presa che sostiene, insieme ad un bell’assolo di synth, il singolo “Tale of the Oblivion Dance”.
Si arriva un po’ a fiato corto, insomma, a “Keeper of the Ocean’s Gate” (introdotto da un breve intro di sapore mediorientale per organo) , ed è un peccato, perchè il brano è al tempo stesso il pezzo più ostico e più suggestivo dell’intera raccolta, con un’ottima prova vocale di Marco Vincini.
“Gathering Of the Legendary Elephant Monster” è insomma un album che conferma le potenzialità dei G.O.L.E.M. ma li sorprende ancorati ad un passato che, in termini di songwriting ed invenzioni, rimane comunque un termine di paragone insuperabile (e inimitabile).
Poco male, in fondo, perchè crediamo comunque che il quintetto abbia la capacità di impiegare la tradizione come base di partenza per un prodotto, se non contaminato dall’attualità, almeno capace di confrontarsi con altri linguaggi. In attesa che il terzo capitolo raggiunga questo equilibrio, aspettiamo fiduciosi.