7.5
- Band: GAAHLS WYRD
- Durata: 00:29:17
- Disponibile dal: 05/11/2021
- Etichetta:
- Season Of Mist
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“GastiR – Ghosts Invited”, album con il quale i Gaahls Wyrd hanno debuttato nel 2019, ci era piaciuto veramente molto: black metal intenso, magnetico, non strettamente tradizionale, anche se dotato di un feeling ‘antico’. Per chi se lo fosse perso, parliamo di un disco da recuperare, opera prima del più recente progetto musicale di Gaahl – all’anagrafe Kristian Eivind Espedal – storica voce dei Trelldom, già in forze a Gorgoroth e Wardruna.
Se con il primo full-length possiamo parlare di una sorta di sintesi, molto ispirata, delle precedenti esperienze del poliedrico artista, con questo “The Humming Mountain” le cose cambiano un po’, vediamo insieme come.
La squadra che ha lavorato sul nuovo nato è la stessa che aveva già lavorato assieme in precedenza: stessa line-up e stesso produttore, Iver Sandøy, che qui si occupa anche delle tastiere. Sandøy, batterista e voce pulita degli Enslaved dal 2018, non è una figura marginale nella definizione del suono dei Gaahls Wyrd, forte della collaborazione con Wardruna e Ivar Bjørnson & Einar Selvik (il progetto folk nel quale i due musicisti norvegesi utilizzano diversi strumenti tradizionali ). Un micro-mondo fatto di metal estremo dal piglio progressive e avanguardistico, unito alla tradizione folk della Norvegia, un connubio che si sposa benissimo con il background di Gaahl e le sue attuali intenzioni artistiche. Il ‘cuore’ di questo EP è rappresentato da tre brani che erano stati scritti all’epoca di “GastiR” ma sono stati esclusi perché non calzanti rispetto al concept generale; in parte riscritti e nuovamente arrangiati, li ritroviamo su questo dischetto. Delle outtakes insomma, ma di livello decisamente alto: “The Dwell” e “Awakening Remains – Before Leaving”, in particolare, sono estremamente interessanti: due brani che uniscono dinamismo, aggressività e atmosfera, forti di soluzioni particolari, belle quanto evocative. Diverso il discorso per i due brani che aprono e chiudono il lavoro, entrambi acustici, nei quali impariamo a conoscere l’anima folk, più riflessiva e calma, della band. “The Seed” è un pezzo molto intimo, sussurrato, in apparente connessione con la natura e i suoi ritmi (fulcro del concept del disco), in parte vicino a certe cose degli Hexvessel, tolte le influenze psichedeliche anni ‘60. L’atmosfera è particolare, sognante e scura, come scuro è il folto del bosco, però nove minuti sono davvero troppi: la tensione inevitabilmente si allenta e il brano perde di mordente, con il rischio concreto di scivolare nella noia. “The Sleep”, che chiude il lotto, riprende musicalmente lo stile dell’apertura, ma in questo caso siamo di fronte a poco più di un outro: tre minuti che – ahimè – non lasciano minimamente il segno.
Nell’insieme, questo “The Humming Mountain” risulta quindi poco organico, in netto contrasto con le esplicite intenzioni del suo creatore, tanto che facciamo fatica a condividere la definizione di ‘mini-album’ espressa da Gaahl (sebbene all’apparenza sia una questione di lana caprina). Il livello, di scrittura e di esecuzione, è però certamente molto alto, anche con tutti i distinguo che abbiamo fatto. Le note dell’etichetta lasciano intendere che il nuovo corso della band sarà più variegato, parlando di esoteric dark metal, etichetta suggestiva che sottintende un distacco dal marchio del black metal, al momento però solo parziale. Si vedrà in futuro, nel frattempo “The Humming Mountain” resta un ascolto consigliato, anche se non all’altezza del suo predecessore.