7.5
- Band: GAEREA
- Durata: 00:51:44
- Disponibile dal: 24/07/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
“Unsettling Whispers” ha probabilmente dato il via ad una carriera movimentata e ricca di soddisfazioni per i Gaerea, che a due anni dal succitato esordio, spalleggiati da un’etichetta ormai importante come la Season of Mist, si riaffacciano sul mercato con il secondo capitolo della loro narrazione a base di black metal moderno e catartico. Un flusso di coscienza che sgorga dalla medesima sorgente creativa del precedente, e che non smentisce la fama guadagnata dal gruppo portoghese in questo lasso di tempo, la cui capacità di evocare arie febbrili e drammatiche, a loro modo svincolate da un preciso riferimento stilistico, è qui restituita in maniera convincente e appagante.
I Nostri continuano quindi a muoversi in una dimensione dove abbandono, incertezza e riti sacrificali la fanno da padroni; un limbo, per l’appunto, dove l’energia cinetica della scuola polacca (Blaze of Perdition, Mgla, ma anche i Behemoth degli ultimi due dischi) si incontra/scontra con il magnetismo sprigionato da quella islandese e transalpina, per un ordito musicale parimenti denso e scorrevole, enigmatico e orecchiabile. Il guitar work dolente, teso fino a mostrare l’anima, l’incedere tumultuoso della sezione ritmica, le linee vocali espressive e struggenti, l’approccio simil-orchestrale del songwriting… tutti gli elementi che avevamo apprezzato nel 2018 vengono ripresi e amplificati dalle sei tracce della tracklist, la quale gioca di addizione arrivando a sfiorare l’ora di durata e svelando definitivamente le ambizioni del progetto, qui alle prese con gli episodi più lunghi e strutturati del suo repertorio. Una scelta che in alcuni casi paga appieno (basti sentire la magnifica opener “To Ain”, dagli influssi ‘post’ neanche troppo velati, o le altrettanto sentite “Null” e “Urge”), ma che in altri – vuoi per una vena progressiva ancora da affinare, vuoi per tempi di composizione più affrettati rispetto al passato – mostra il fianco a qualche lungaggine e calo di intensità (“Glare”, “Conspiranoia”).
Un problema comune a molti secondi album arrivati dopo un debutto particolarmente apprezzato, che tuttavia non ci sentiamo di penalizzare troppo in sede di giudizio. Vero, “Limbo” non può contare sulla compattezza e sulla messa a fuoco di “Unsettling…”, ciononostante il gusto e la visionarietà insiti nei suoi solchi, la capacità di scavare ieraticamente nei sentimenti e nelle sensazioni, non possono lasciare indifferenti, specie se amanti del filone in oggetto. Qualora rientraste nella categoria, procedete ad occhi chiusi ed inseritelo già nella vostra classifica di fine anno.