7.0
- Band: GALVANIZER
- Durata: 00:32:32
- Disponibile dal: 30/07/2021
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
- Me Saco Un Ojo Records
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Dopo l’apprezzato debut album “Sanguine Vigil”, i Galvanizer hanno evitato di bruciare le tappe e di farsi prendere dalla smania di replicare il prima possibile il felice exploit del loro esordio ufficiale. Sono così trascorsi oltre tre anni, lasso di tempo durante il quale il gruppo ha ulteriormente memorizzato la vasta tradizione old school death metal e grindcore per portare al termine la stesura di questo secondo full-length. “Prying Sight of Imperception”, come prevedibile, si configura come un lavoro estremamente sanguigno, spesso capace di evocare immagini brutali e scenari apocalittici dove l’uomo, travolto e sconfitto da una guerra nucleare, da una devastante catastrofe ambientale o da una inaspettata epidemia, prende coscienza attonito della sua fragilità per poi degenerare fra le peggiori nefandezze. A livello musicale, i giovani finlandesi non si allontanano di molto dallo stile proposto sul primo album, affidandosi nuovamente a un death-grind molto diretto e colmo di dirompente e pirotecnica energia, sempre ispirato da suggestioni care a gente come primi Carcass e Xysma dei lontanissimi esordi. Se da un lato nella musica del gruppo non si rintraccia alcuna tendenza moderna, dall’altro il sound ha comunque poco di quella ingenuità e di quella furia cieca tipiche delle prime opere dei cosiddetti pionieri del genere: del resto, non siamo più nei tardi anni Ottanta ed è normale che una band di oggi faccia tesoro delle esperienze dei maestri ed eviti di sotterrare le proprie idee sotto eccessivi rumorismi. La misura nei suoni e nell’interpretazione, oltre a qualche interessante spunto armonico, sono già tra le cifre distintive dei Galvanizer, che in alcuni pezzi di questo “Prying…” arrivano anche a sconfinare in un death metal di chiara estrazione scandinava, con la conclusiva “Of Flesh Unknown” a ricordare in particolare i vecchi Carnage e Dismember grazie a un pratico lavoro di cesello sugli arrangiamenti. Quando invece bada al sodo, il trio mantiene un profilo più basso e ‘working class’, sì con strutture più prevedibili, ma senza tuttavia scadere nel citazionismo più scontato: una traccia breve come “The Inexorable”, ad esempio, evita di farsi trascinare solo dai classici temi alla “Symphonies of Sickness”, riuscendo anzi a sfoderare un avvicente stacco melodico che grida Finlandia con estrema convinzione.
Tutto sommato, non si può dire che il disco sia dotato dello stesso magnetismo e della verve dell’ultimo lavoro dei veterani Cadaveric Incubator o di quello dei giovanissimi e super agguerriti Morbific, ma i brani validi – partendo dall’opener “Servants of the Scourge”, percorsa in maniera esaltante dall’innata forza d’urto dei tre ragazzi nordici – non sono certo pochi, tanto che l’ascolto sa ugualmente risultare divertente e appagante. Coloro rimasti colpiti da “Sanguine Vigil” si preparino dunque a fare il bis.