6.0
- Band: GAME OVER
- Durata: 00:34:33
- Disponibile dal: 23/06/2014
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Secondo appuntamento con il full-length per i thrasher ferraresi Game Over, che a distanza di due anni dall’esordio “For Humanity” mantengono la retta via del thrash Anni ’80, cambiando poco o nulla e facendo nascere i primi punti interrogativi su quello che potrebbe essere il loro avvenire. Le perplessità per quanto offerto sono d’altronde le stesse che nutriamo spesso per i gruppi neo-thrash, i quali in molti casi faticano tremendamente a smarcarsi dai modelli ispiratori e finiscono per mettere assieme nelle loro opere una gran quantità di idee altrui, e poco di tasca propria. Nessuno vuole trasformare le band thrash odierne in frotte di sfrenati sperimentatori, avremmo solo il desiderio di avere da questi musicisti di belle speranze qualche scossone in più e di non sapere esattamente dove vada a parare un pezzo dopo i primi trenta secondi che lo stiamo sentendo. I Game Over le possibilità per andare oltre quanto fatto fino ad oggi le avrebbero: a livello solistico, per esempio, quanto elaborato da Ziro e Sanso è decisamente di ottima fattura. Le note prorompono dalla sei corde cristalline, affilatissime, si stagliano esuberanti sulle ritmiche con l’invadenza e il funambolismo dei migliori Anni ’80, e ci fanno pensare che se la voglia di mettersi in gioco e dare spettacolo che hanno le soliste si fosse diffusa al resto del disco, il giudizio complessivo sarebbe mutato radicalmente. Invece, per la maggior parte di “Burst Into The Quiet”, sono la grande energia messa in campo, la compattezza dei quattro e la cura certosina per le scelte di suono che vanno a coprire ampi buchi nel songwriting. I brani sono praticamente intercambiabili, assommano i soliti – seppure egregiamente suonati – riff trancianti suonati a tavoletta e brevi stacchi per ripartire più furenti di prima, che trovano il loro sbocco naturale in chorus francamente molto scontati. Una nota di merito è il controcanto ringhiante da parte delle seconde voci, espediente che richiama con successo i Metallica dell’età dell’oro, ma non c’è un singolo refrain che vada a scatenarci fremiti particolari, anzi. La voce principale di Renato “Reno” Chiccoli, nel tentativo di emulare da una parte James Hetfield, dall’altra Mark Osegueda, risulta a sua volta abbastanza sforzata e piatta. E’ un peccato, perché i Game Over appartengono alla frangia dei picchiatori con un minimo di senso della melodia; i rimandi a Testament, Death Angel, i già citati Metallica, non sarebbero di per sé un problema, tutt’altro, ma la latitanza di riff vincenti dilapida la foga esecutiva e l’apprezzabile padronanza degli strumenti. Ci spiace constatare che, nonostante la concisione delle tracce, la noia inizi ad affiorare già a metà album; i Game Over sono vittima di una eccessiva ricerca della linearità, dell’immediatezza a tutti i costi. Sono degli ottimi performer, come abbiamo avuto il piacere di constatare proprio al Metalitalia.com Festival, però urge per loro dotarsi di canzoni all’altezza. Non crediamo serva la bacchetta magica, i ragazzi con un po’ di attenzione in più a dinamiche e riffing potrebbero riuscire a emergere dalla folta, ma non per forza irresistibile, concorrenza. Ci spiace essere così trancianti, purtroppo “Burst Into The Quiet” non ci ha dato quello che ci aspettavamo. Il futuro dovrà essere per forza migliore.