6.5
- Band: GAME OVER
- Durata: 00:37:32
- Disponibile dal: 17/11/2017
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Si va di fretta in casa Game Over. Anticipato dal discreto EP “Blessed Are The Heretics”, arriva il quarto album “Claiming Supremacy”, che conferma il miglioramento nei contenuti e nella forma operato in “Crimes Against Reality”, senza applicare ulteriori affinamenti a una formula tutt’ora zavorrata da difetti di fondo. Le strizzate d’occhio al thrash old-school tutto schiaffoni e cariche indiavolate, messe in risalto soprattutto nella prima parte di tracklist e sottolineate dal missaggio e mastering zozzo di Joel Grind dei Toxic Holocaust, non depongono propriamente a favore della band. Cotanta furia manca di vera pericolosità e in un modo o nell’altro le parti più tirate suonano molto simili le une alle altre. Buone per scapocciamenti durante una sessione alcolica notturna con gli amici o un live di mezz’ora scarsa, nient’altro. In verità, i Game Over sanno suonare e hanno in serbo un’accoppiata chitarristica che in veste solista sa farsi rispettare, qualità che unita a un’accresciuta fantasia nel drumming porta anche a concepire pezzi abbastanza articolati e non monotematici. Se la title track del precedente EP, sorpassando i sei minuti, rimane l’episodio di maggior respiro mai confezionato dal gruppo, anche in altri punti della tracklist si ascoltano idee interessanti. A partire dai controtempi forsennati di “My Private Nightmare”, dove elusive melodie entrano ed escono dagli incastri strumentali, portando distensione quando il carico di rabbia diviene opprimente. Vi è un discreto potenziale atmosferico nascosto fra le pieghe di “Claiming Supremacy”, che appare più chiaramente nei fraseggi rallentati posti in avvio a “Eleven”. Situazione che non mette troppo a disagio, almeno in questo caso, una voce principale ancora non sufficientemente curata, non disdicevole quando c’è da aggredire e basta, purtroppo sforzata e piatta quando le esigenze espressive si fanno più complesse. Quando il basso detta ritmi saltellanti e le chitarre vi si adeguano, puntando sull’agilità al posto della forza, i Game Over convincono, come in “Broken Trails”, accostabile ai Death Angel più grezzi. Il respiro melodico serve eccome ai thrasher ferraresi per non farsi inghiottire dalla massa di uscite discografiche, anche “Lysander” pone alla nostra attenzione armonie ben congegnate e dal sottile retrogusto fantascientifico, incastonate in un diluvio di botta e risposta fra le linee vocali principali e le backing vocals. Insomma, non è che vogliamo togliere l’urgenza espressiva del thrash al quartetto, né vederlo trasformarsi in una compagine fredda e poco impetuosa; solo, gli spunti migliori e le idee non standardizzate potrebbero essere meglio valorizzate e far svoltare i destini artistici della band. Con “Claiming Supremacy”, invece, siamo in presenza di un prodotto thrash gradevole e nulla più.