8.5
- Band: GAMMA RAY
- Durata: 00:56:43
- Disponibile dal: 29/05/1995
- Etichetta:
- Noise Records
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Il 1995 è stato un anno d’oro per il power e l’heavy metal classico: giusto per citare gli episodi più noti e di maggior peso, quell’anno in Italia in sordina esordiscono i White Skull, negli States escono i primi album di Kamelot e Nevermore, mentre vengono pubblicati “Burnt Offerings” degli Iced Earth, il secondo “Marriage” dei Virgin Steele, “The Damnation Game” dei Symphony X e “Dead Winter Dead” dei Savatage; nel frattempo in Scandinavia Malmsteen immette sul mercato il suo “Magnum Opus”, i Morgana Lefay si scoprono sempre più cattivi ed i Conception sempre più raffinati ed infine i fino ad allora più che discreti Stratovarius fanno uscire il primo album con un tale Timo Kotipelto dietro al microfono. La Germania, patria delle sonorità classiche, risponde a questa infornata di capolavori con l’esordio degli Edguy, destinati a fare faville di lì a poco e le conferme di Grave Digger, Rage e Running Wild. A giocarsi comunque lo scettro di migliore uscita dell’anno sono “Land Of The Free” dei Gamma Ray ed il monumentale “Imaginations From The Other Side” dei Blind Guardian, di cui proprio Kai Hansen è stato primo fondamentale mentore. Tornando alle sorti del Raggio Gamma, il leader ex Helloween, dopo aver perso per strada un singer straordinario come Ralf Scheepers, decide di tornare egli stesso dietro al microfono, come già ad inizio carriera: la scelta fece tremare le vene a più di un fan, dato che la voce di Kai non poteva e non può in nessun modo reggere quella del suo predecessore, eppure “Land Of The Free” è composto e suonato talmente bene ed è costruito con una tale intelligenza che alla fine ci si rende conto che nessun altro cantante sarebbe risultato tanto calzante quanto il folletto di Amburgo. Il concept dietro l’album racconta la più classica delle storie della ribellione del Bene contro il Male, e per fare ciò la band rinuncia parzialmente a sonorità prettamente happy e solari a favore di un flavour più cupo ed epicheggiante. In questo lavoro sono contenuti alcuni tra gli episodi migliori della carriera dei ragazzi, ad iniziare da “Rebellion In Dreamland”, power epic di classe con spunti solistici splendidi. Ottimi anche gli up tempo di “Man On A Mission”, “Fairytale” (brevissima) e “Land Of The Free”, quest’ultima con la collaborazione ai cori di Hansi dei Blind Guardian e del nemico/amico Michael Kiske. Il lato più oscuro ed epicheggiante del sound (ma sempre al 100% power) viene a galla con “All Of The Damned”, “Gods Of Deliverance” e “Abyss Of The Void”, mentre leggermente inferiori al resto risultano la fin troppo dura “Salvation’s Calling” e “Time To Break Free”, sempre con Kiske come ospite e debitrice dei vecchi Helloween. Molto emozionante la conclusiva “Afterlife”, dedicata alla scomparsa di Ingo Schwichtenberg, suicidatosi pochi mesi prima e della cui morte furono accusati proprio Gamma Ray ed Helloween, rei (a parere dei fan) di avergli chiuso le porte in faccia a causa dei suoi problemi di dipendenza da droghe ed alcol. In definitiva il power epicheggiante di “Land Of The Free” rasenta la perfezione: melodie quasi mai banali ma assolutamente catchy, lavoro chitarristico intenso e preciso, opera di Hansen e di Dirk Schlächter; ritmiche efficacissime provenienti dai rodatissimi Jan Rubach e Thomas Nack ed inserti di tastiere utili a creare l’atmosfera del concept suonate dal producer Sascha Paeth. I Gamma Ray dopo quest’album faranno ancora musica pregevole, alternata a lavori meno riusciti, ma la magia creata in quell’ormai lontano 1995 si rivelerà unica e non ripetibile. Immenso.