6.5
- Band: GENE SIMMONS
- Durata: 00:44:45
- Disponibile dal: 08/06/2004
- Etichetta:
- Sanctuary Records
- Distributore: Edel
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Con una copertina decisamente kitsch torna la lingua del rock più lunga del mondo, ben ventisei anni dopo il suo primo disco solista: lavoro che contiene un pugno di canzoni davvero ben fatte come la malinconica “Man Of A 1000 Faces”, la melodica “Mr. Make Believe” (condita da un ottimo arpeggio di chitarra acustica), la diretta “Radioactive” e la beatlesiana “See You Tonite”. Gli anni sono passati, i trend sono cambiati velocemente, e il nostro non è stato a guardare passivamente, ma ha assimilato e digerito tutto ciò che gli aggradava e lo ha riversato in questo platter, seppur per onor di cronaca non privo di difetti. Spetta a “Sweet & Dirty Love” il compito di aprire il disco alla grande, grazie al vigoroso e vincente killer riff sul quale si staglia la voce roca e potente di Simmons sorretta dalla poderosa sezione ritmica. Inaspettatamente, il grande rocker rende omaggio ai Prodigy con la celeberrima “I’m The Firestarter”, riuscendo solo parzialmente nel suo intento visto che, se da una parte i potenti riff di chitarra del guest Dave “prezzemolo” Navarro spostano la song su lidi prettamente metal, dall’altra la mancanza delle atmosfere malate della band madre impediscono al pezzo di decollare. “Weapons Of Mass Destruction” è un’altra poderosa rock song, dotata di un riff piacevolmente crunchy ed un refrain facilmente memorizzabile. “Waiting For The Morning Light” è un’emozionante ballad scritta a quattro mani con il grande Bob Dylan, mentre la rockeggiante title track è dotata di un refrain di assoluto impatto. La commovente “Now That You’re Gone” richiama nelle melodie i Beatles mentre le anonime “Beautiful”, “Whatever Turns You On”, “Dog” (davvero brutta!) e “If I Had A Gun” (scontata) abbassano notevolmente il livello qualitativo del platter. Ma ci pensa la “zappiana” “Black Moon” a risollevare le sorti del disco, dalla quale è stato preso un riff inutilizzato del Maestro, sul quale il figlio Dweezil suona la chitarra e la famiglia Zappa al completo si occupa dei cori. La conclusiva “I Dream A Thousand Dreams” è una riuscitissima song dal flavour hawaiano sul quale un corposo tappeto d’archi spiana la strada alla voce malinconica di Gene. Chi ha sempre odiato Gene e la sua band madre di certo non apprezzerà neanche questo lavoro e certamente lui stesso non farà nulla per far cambiare idea ai detrattori definendoli semplicemente e fieramente degli “Asshole”! Icona.