7.0
- Band: GENUS ORDINIS DEI
- Durata: 00.46.12
- Disponibile dal: 24/11/2017
- Etichetta:
- Eclipse Records
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Col secondo full-length, i Genus Ordinis Dei, attivi dal 2009 e provenienti da Crema, flettono i muscoli per mostrare al mondo intero gli enormi miglioramenti archiviati dal debutto “The Middle” (2013) e dall’EP “Genus Ordinis Dei” (2014). Mischiare death sinfonico e metal moderno potrebbe suonare come obiettivo arrogante, ma il quartetto lombardo possiede l’innegabile padronanza strumentale, la maturità artistica e la necessaria caparbietà per unire i due universi in maniera efficace. Il disco è composto da dieci tracce molto ben bilanciate per poco più di 45 minuti che non annoiano. Iniziamo col dire che la parte sinfonica, per quanto protagonista, potrebbe anche essere rimossa senza far perdere troppo valore alla maggior parte dei brani, fondati su un’ ispirata fusione tra melodeath e la potenza di Lamb Of God e Gojira (“ID 13401” ne è prova tangibile). L’aggiunta va però a rendere la raccolta bombastica, cinematografica, epica e drammatica in quel tono che riesce particolarmente bene alle band italiane. Un brano particolarmente esemplificativo è “You Die In Roma”, che racchiude tutte le caratteristiche fondamentali di un gruppo che riesce ad essere allo stesso tempo heavy e strettamente ‘metal’ con un certo gusto per immediatezza e melodia. L’asso nella manica è rappresentato dal collegamento coi Lacuna Coil: la strombazzata partecipazione di Cristina nell’eccellente “Salem” è sicuramente uno dei momenti più brillanti del disco, che porterà al gruppo svariati ascolti in un featuring maiuscolo. Sembra essere tutto al posto giusto, ma l’eccellenza è solo sfiorata per via delle vocals assurdamente vicine a Randy Blythe nei toni, nello stile nelle parti aggressive e anche in quelle epiche e melodiche. Se per le vostre orecchie non è un problema, l’equilibrato gioco di contrasti di “Great Olden Dynasty” potrebbe restare veramente a lungo nella vostra rotazione.