5.0
- Band: GEOFF TATE'S QUEENSRYCHE , QUEENSRYCHE
- Durata: 01:04:06
- Disponibile dal: 23/04/2013
- Etichetta:
- Deadline Music
Spotify:
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Le vicende di casa Queensryche nell’ultimo anno hanno invaso prepotentemente tutti i media musicali specializzati e non. Lo split tra Geoff Tate e gli altri membri della band ed il relativo processo legale in corso per decidere a chi affidare definitivamente il moniker Queensryche al momento è riuscito soltanto a creare due realtà ben distinte, ma con lo stesso nome. Tate ha reclutato musicisti scafati come Kelly Gray (Queensryche), Simon Wright (Dio, Ac/Dc), Randy Gane, Robert e Rudy Sarzo (Ozzy, Quiet Riot, Dio, Whitesnake) e senza perdere tempo pubblica questo nuovo lavoro. Basta guardare la copertina del disco ed anche un infante capirebbe che dietro al titolo “Frequency Unknown” si cela (nemmeno tanto bene) un sonoro “Fuck You!” ai suoi ex compagni. Il sound dei nuovi brani rispecchia esattamente il corso intrapreso negli ultimi anni dai Queensryche, dominati dal carattere e dal song writing di Tate. L’anima metal della band viene letteralmente relegata in secondo piano a favore di brani dalla vena rock (“Cold”, “Dare”). L’atmosfera tenta di surriscaldarsi con “Give It To You”, ma il piattume di un song writing stanco ed anonimo affossa un brano davvero da dimenticare. Con “Slave” Geoff Tate e compagni tentano di apparire metallari, ma con scarsi risultati, le sonorità moderne e potenti della canzone cercano invano di nascondere una musica piatta e priva di verve. Le sorti sembrano prendere una piega diversa con “Life Without You”, un brano rock radiofonico che viaggia sulle coordinate stilistiche degli ultimi due dischi firmati Queensryche. Purtroppo però, chiusa questa parentesi, “Frequency Unknown” si rinchiude nuovamente nel suo piattume, non c’è un singolo capitolo che valga davvero la pena di ricordare. La produzione ed il mixaggio non valorizzano i suoni al meglio, le chitarre in diversi punti potrebbero suonare più limpide e potenti. Come ultimo affronto, Tate ripropone quattro grandi classici del suo passato, “I Don’t Believe In Love”, “Empire”, “Jet City Woman” e “Silent Lucidity” in una nuova versione assolutamente indegna rispetto agli originali. La voce non è più quella di un tempo, l’attitudine è cambiata e, volenti o nolenti, quello che fino ad una manciata di anni fa veniva osannato come uno dei cantanti metal più brillanti di sempre, oggi è una persona diversa che ammette senza troppi giri di parole di essersi allontanato dallo stile che ha contraddistinto il suo periodo d’oro artistico. I Geoff Tate’s Queensryche non convincono, anzi confermano tutte le lacune del trascurabile “Dedicated To Chaos”. A questo punto la nostra speranza di risentire il vero sound della band di Seattle risiede tutta in Eddie Jackson, Michael Wilton e Scott Rockenfield. Presto, risolvete le vostre beghe legali e ridateci subito i Queensryche!