8.5
- Band: GF93
- Durata: 00:43:24
- Disponibile dal: 06/03/2000
- Etichetta:
- Copro Records
- Distributore: Audioglobe
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Il viaggio de I Bellissimi di questo 2016 prosegue ondeggiando tra il chiodo fisso dell’annata 1986, a cui stiamo dando tributo per il trentennale di una bella infornata di dischi epocali, e lavori sparsi per altri periodi musicali. A questo giro ci catapultiamo nell’anno 2000, nel pieno dell’esplosione nu-metal, in Italia, più precisamente a Firenze: “G.Oetia F.Etish 19.93” è il secondo full-length dei GF93, compagine ormai defunta da parecchio tempo e che non è mai riuscita ad emergere dall’underground, vuoi per la potenza commerciale dei medio-giganti act stranieri, vuoi per la cronica esterofilia del fan italiano, vuoi per una discografia altalenante e troppo borderline. Si parla di nu-metal, difatti, in modo non proprio corretto: la band dell’ex-Necromass Carlo Bellotti esordisce nel 1997 con “Beaten”, un azzardato e violentissimo disco di industrial metal assai contaminato da campionamenti, vocals iper-filtrate e beat elettronici, da vero pugno nello stomaco. E’ con più spensieratezza, ed un più attento occhio al formato classico del disco groove-metal di fine anni Novanta-inizio Duemila, che tre anni dopo i GF93 schierano in campo le undici tracce componenti “G.Oetia F.Etish 19.93”, platter uscito per la britannica Copro Records. L’industrial ossessivo e disturbante degli esordi si trasforma in qualcosa di più vivo e organico, vicino all’allora imperante nu-metal, antecedente il nascente metal-core e comunque strizzante ancora le palpebre ad un certo metallo industriale cupo e sinistro, tanto che, a tratti, pare d’ascoltare una versione più dura e meno spaventevole del Marilyn Manson di “Antichrist Superstar”. Deftones, Korn, Static-X, Coal Chamber, System Of A Down sono tutti facilmente riconoscibili come ispirazioni per la formazione toscana, che comunque ci mette dell’abbondante suo per fornire gran dinamismo, tiro micidiale e groove assassino per buona parte dell’album, sorretto perlopiù dalla prestazione vocale di Bellotti, schizzata e schizofrenica a livelli elevati, e da un riffing – Daniele Passarelli e Mario Magnani sono le due chitarre – sempre attivo e marcato. Completava la line-up la sezione ritmica formata da Agnese Pittari al basso e da Leonardo Venturini alla batteria. L’atmosfera di “G.Oetia F.Etish 19.93”, poi quasi per nulla mantenuta nei successivi “Convulse All-Star” e “O.S.R.”, sempre più spostati verso sonorità a metà strada tra i Deftones più maturi, un nu-metal sui generis e lo screamo-core, è pregna d’inquietudine e morbosità, probabilmente corroborate da lyrics particolarmente estreme, tant’è che nel booklet non vengono neanche riportate. Scorrere la tracklist di questo album dimenticato, piccola grande chicca da riscoprire, denota ulteriormente come non ci siano cali di tensione lungo l’arco della sua durata: ritornelli da canticchiare, strofe a filastrocca, accelerazioni improvvise con riff sghimbesci, rallentamenti pesanti che qualche anno dopo il 2000 cominceremo a chiamare breakdown, ritmiche tribali e sincopate; tutto tessuto ed incollato dalla rabbia e dalla follia di un vocalist particolarmente calato nella parte. “26 Hammer Blows”, “Cold Plate”, la fenomenale “Today’s The Same”, “Sleepless” sono solo quattro delle piccole perle contenute in “G.Oetia F.Etish 19.93”, un diadema oscuro che a distanza di sedici anni dalla sua composizione e release mantiene tutt’oggi una freschezza invidiabile e si fa ascoltare con piacere rinnovato ogni volta.