GHOST – Skeletá

Pubblicato il 24/04/2025 da
voto
7.0
  • Band: GHOST
  • Durata: 00:46:52
  • Disponibile dal: 25/04/2025
  • Etichetta:
  • Loma Vista Recordings

Spotify:

Apple Music:

È proprio il caso di dirlo: morto un Papa, se ne fa un altro.
Il conclave del carrozzone dei Ghost, band amata o odiata, un po’ per partito preso e un po’ per i gusti di ciascuno, è arrivato finalmente a decidere che “Skeletá” sarà condotto da Papa V Perpetua, ovvero un Tobias Forge forse un po’ più introspettivo e meno sgargiante rispetto al precedente “Impera”.
Un pontificato, quindi, che predica morigeratezza, semplicità e ovviamente amore smodato per il Maligno e tutto ciò che ne concerne, coperto dalla patina glassata a cui il mastermind svedese ci ha ormai abituati da anni a questa parte, ma senza forse quell’aura bombastica delle ultime due prove in studio. Emblematica, secondo noi, la copertina nuovamente affidata a Zbigniew Bielak, ormai considerabile elemento fisso del progetto: una cripta che non a caso rappresenta un luogo di riposo dove Tobias sembra essersi fermato.
Se l’album precedente rappresentava infatti l’apice di un crescendo che univa la malignità delle tematiche della band al pop rock di matrice sia ottantiana che più moderna, “Skeletá” scombina subito le carte in tavola con “Peacefield”, la quale sembra uscita direttamente da una jam session di Journey e Def Leppard, seppur con quel ghigno maligno che fa sempre sfondo a tutto.
La scelta di rilasciare come singoli i primi tre pezzi del disco, mettendo subito dopo “Lachryma” e “Satanized”, è come sempre un’esca per far scaldare gli animi, al di là di webseries, fumetti e quant’altro che lasciano sempre un po’ il tempo che trovano, in confronto alla musica.
Quello che si nota subito dall’inizio è una certa mancanza di verve che forse non ci saremmo aspettati dal Papa e dai suoi Ghoul, seppur le canzoni siano sempre interpretate brillantemente come la ballatona “Guiding Lights”, uscita quasi da un disco pop rock condito di oscurità, o ancora nella successiva “The Profundis Borealis”, che, pur nella sua simpatia sepolcrale, forse manca un po’ del mordente posseduto invece da una “Watchers In The Sky” qualsiasi.
Richiami a Queen e a quell’arena rock che abbiamo imparato a conoscere fin da “Dance Macabre” vanno avanti imperterriti con le successive “Cenotaph” e “Missilia Armori”, dove quest’ultima recupera in parte una certa vena doom più decisa, forse un po’ persa in alcune uscite precedenti: canzoni d’amore per il male e per i demoni che come “L’Incubo” di Füssli ci fanno dormire sonni non proprio sereni.
In mezzo a questa cascata di sensazioni provenienti da un bizzarro ibrido fra il “Black Album”, un vago sentore di zolfo e i lustrini dei Foreigner, si staglia “Umbra”: una chiara dichiarazione d’amore per gli anni Settanta con tanto di tastiere stile hammond e un assolo irresistibile verso la fine, che la rendono sicuramente il brano più appetibile del lotto.
A chiudere il viaggio in questo mondo di scheletri, un po’ come in “Respite On The Spital Fields”, la ballad “Excelsis”: una apoteosi di – forse – redenzione, attraversata come sempre dalla sacralità e dalle atmosfere a metà fra messa e concerto da stadio, andando a scolpire la lapide su un disco che, secondo noi, dimostra come Tobias Forge abbia deciso di ammettere di essere arrivato in un punto preciso della sua discografia, arrestando per il momento quella che fino ad ora sembrava una corsa verso la vetta – o l’abisso, che dir si voglia.
Chiariamoci: “Skeletá” non è un brutto disco, e si riescono ad apprezzare lo sforzo fatto da Tobias, che ha nuovamente voluto al suo fianco anche Salem Al Fakir e Vincent Pontare per la scrittura di alcuni pezzi fra cui, appunto “Satanized”, ma… manca qualcosa. Manca quella magia che aveva reso “Prequelle” e “Impera” due album a modo loro roboanti ai limiti quasi del pacchiano ma deliziosamente malvagi: è vero che non si può sempre campare di mega-hit come “Kaisarion”, ma c’è più di un brano di questo album che ci ha lasciati, seppur abbastanza divertiti, con una vaga sensazione di amaro in bocca.
Lungi dal dire che il flusso di – a modo proprio – geniale creatività della band sia finito o che non gradiremmo un riavvicinamento ai ‘vecchi’ Ghost, e sicuramente non siamo di fronte a una band che va ‘solo’ a timbrare il cartellino, ma, alla fine, “Skeletá” avrà il ‘solito’ effetto: far impazzire i fan e arrabbiare i detrattori, come sempre, trattandosi di Tobias Forge.
Con buona pace (eterna) di tutti, alla fine l’importante è che il ritornello di “Satanized” si stampi nelle menti e nei cuori delle migliaia che seguono appassionatamente la band. Niente di meno, niente di più.

TRACKLIST

  1. Peacefield
  2. Lachryma
  3. Satanized
  4. Guiding Lights
  5. De Profundis Borealis
  6. Cenotaph
  7. Missilia Amori
  8. Marks Of The Evil One
  9. Umbra
  10. Excelsis
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.