GIANT SQUID – Cenotes

Pubblicato il 02/02/2012 da
voto
7.0
  • Band: GIANT SQUID
  • Durata: 00:35:07
  • Disponibile dal: 26/10/2011
  • Etichetta:
  • Translation Loss

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Sfuggenti ma immancabili, i Giant Squid, band post-metal di San Francisco di una razza tutta a sè. Sfuggenti perchè la loro proposta trova pochi eguali nelle file del cosiddetto metal neurosisiano. Immancabili proprio perchè questo tipo di musica, una sorta di “hippie-doom metal” contaminatissimo, per l’appunto, la suonano solo loro, e i Nostri si sono ritagliati una nicchia musicale unica che non dividono veramente con nessuno. La loro città natale, San Francisco appunto, sembra essere stata cruciale nell’assemblaggio del sound dei Giant Squid, poichè nell’impianto sonico della band sono evidentissime tantissime venature esotiche, bucoliche, ed intellettualoidi, tutti elementi questi che si manifestano sempre con estrema puntualità nell’humus culturale della città degli hippie. Ma è la North West Coast tutta, dalla Bay Area fino a Vancouver, che sputa fuori continuamente metal band fortemente contaminate da un qualche elemento naturalistico-bucolico e “folkeggiante”. Agalloch, Worm Ouroborus, Amber Asylum, Grayceon, Megaton Leviathan e affini, sono solo alcuni dei membri di questa famiglia di “hippie metallici” della West Coast, in cui si inseriscono alle perfezione anche i Giant Squid, che con “Cenotes” sono giunti al terzo album dopo due capitoli precedenti molto ben riusciti. La band e la Translation Loss Records hanno definito “Cenotes” un EP, ma, al di là delle definizioni dei format, stiamo pur sempre parlando di trentacinque minuti di musica, in cui comunque accade parecchio. “Cenotes” non si discosta di molto dai precedenti “Metridium Fields” e “The Ichtyologist” e ripropone i medesimi titoli, imamginari e temi marino-acquatici, selvaggi e completamente fiabeschi. La voce di Aaron Gregory come sempre è ormai un marchio di fabbrica immancabile per la band: lamentosa, nasale, psicotica, ma mai banale e scontata, così come il suo stile chitarristico spinto in direzioni opposte dai suoi riff pachidermici e rocciosi e da arpeggi acustici e “remoti” quasi dal sapore mediorientale. Stessa cosa va detto per la splendita voce della violoncellista Jackie Perez Gratz (in forza con lo stesso strumento anche ai Grayceon), che si intreccia spesso e volentieri con quella di Gregory a creare quasi un dualismo mitologico tra bene e male, tra pace e guerra, tra la bellezza della sfera femminile e la ferocia dell’uomo. Non è facile descrivere singoli momenti del lavoro, visto che “Cenotes”, ancora una volta in pieno stile Giant Squid, è un mosaico complesso e cangiante, formato da una moltitudine inquantificabile di tessere differenti. Lo sludge-doom più eclettico (quello dei Melvins, per capirci), il folk, il jazz, il post-rock, la psichedelia e certi fasti asiatici (esemplificati per lo più dall’uso pregevole del sitar e da vari ottoni dal retrogusto anatolico), sembrano mondi opposti, ma i Giant Squid li hanno coniugati in maniera assolutamente deliziosa. Va detto che ai più questo lavoro – e il sound della band in generale – risulteranno forse un po’ troppo eclettici, dispersivi ed eterogenei, ma gli amanti del cosiddetto ‘avantgarde metal’, ovvero di sonorità metalliche completamente pervase e “arrotondate” da generi etnici ed esotici, gradiranno senz’altro.

TRACKLIST

  1. Tongue Stones (Megaptera Megachasmacarcharias)
  2. Mating Scars (Isurus Metridium)
  3. Snakehead (Channidae erectus)
  4. Figura Serpentinata (Pycnopodia Sapien)
  5. Cenotes (Troglocambarus Maclanei)
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