GIGAN – Multi-Dimensional Fractal-Sorcery And Super Science

Pubblicato il 05/11/2013 da
voto
8.0
  • Band: GIGAN
  • Durata: 00:44:36
  • Disponibile dal: 15/10/2013
  • Etichetta:
  • Willowtip Records

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L’unica cosa che ha evitato un altro Top Album con voto 8.5 è stata l’assenza in questo nuovo lavoro dei Gigan di quell’effetto sorpresa pauroso che ci ha fatto letteralmente franare la terra sotto i piedi al primo ascolto del bestiale predecessore “Quasi-Hallucinogenic Sonic Soundscapes” e del suo immondo carico tecnico-artistico. Impossibile immaginare un calo di stile in questa band dopo aver assistito ad uno scempio simile, e dunque stavolta l’ascolto è stato fatto con l’atteggiamento di chi già si aspettava di essere strapazzato. E in questo siamo stati accontentati dunque, e di certo non nuovamente spazzati via impotenti e del tutto inconsapevoli come accaduto in passato. Nulla di nuovo sotto il sole dunque, senza alcun calo di intensità, ma anche senza stupire ulteriormente e senza evolversi (anche ammettendo che sia ancora possibile evolversi ulteriormente nel mondo di questa band), i Gigan ci hanno somministrato un altro lavoro pauroso che li riconferma come vertice piramidale assoluta dell’avant-death metal più tecnico e visionario e come band dotata di un talento innaturale e assolutamente al di sopra di ogni media, in praticamente tutti i comparti immaginabili. E dunque anche per questo il giudizio finale risulta ridimensionato rispetto al lavoro precedente che, a differenza di questo nuovo capitolo, rappresentava un precedente impietoso, mentre qui si parla più che altro di piacevolissima riconferma. Anche in questo caso dunque l’immondo marchingegno sonoro concepito dai Gigan fatto di brutalità invereconda, psichedelia surreale e iper-evoluta e tecnica disumana da veri manipolatori di universi, si rimaterializza dinanzi a noi con una potenza fragorosa e con un’immensità strutturale quasi completamente priva di punti deboli. Stavolta i Nostri sono addirittura andati oltre su parecchi fronti, in primis sbriciolando ogni forma di controllo o contenimento che avevano mostrato in precedenza con delle strutture più serrate, convogliate e più tipiche del technical death, e lasciandosi andare stavolta invece a deliri tecnico-spaziali inestricabili e spesso quasi indecifrabili che stavolta evocano anche nefasti scenari noise e avanguardistici. C’è un maggiore serpeggiare di tastiere e synth in questo album e un lavoro della chitarra che esula sempre più dal technical death canonico per abbracciare lidi noise e industrial dal sentore più apocalittico e sperimentale, quasi come se la band stia per implodere su stessa come una supernova in preda ad una paurosa escalation di terrore inarrestabile. La lineup per la prima volta stabile nell’arco di due album ha permesso ad Eric Hersemann di mostrare molta più spensieratezza rispetto al passato e di lasciarsi andare a contorsioni space-kraut obliteranti, forte della fiducia mostrata dal vocalist John Collett e dal batterista Kaish che ormai ne conoscono alla perfezione l’indole e sanno esattamente cosa il chitarrista cerca nel suo immondo disegno sonoro. Ancora una volta va dunque fatta menzione inevitabile all’affiatamento del trio, sempre perfettamente allineato al suo interno e sempre sinergico e armoniosissimo in ogni loro mossa, anche quando le cose si fanno davvero folli e nefaste come spesso accade nella loro musica. Cobbett fa praticamente con la voce ciò che Hersemann fa con la chitarra, ovvero imbastire una delivery vocale squassante, ai limiti dell’umano e dai mille stili diversi quasi come se avesse unito la follia di Mike Patton con la brutalità di Gaahl. Stessa cosa dicasi del batterista Kaish, il quale per la immonda tecnica di cui è in possesso non sfigurerebbe su un album degli Origin come su uno dei Pankiller come su un lavoro dei Deathspell Omega. Allo stesso tempo va detto che i Gorguts esistono ancora come somma luce guida in questa musica, e rimangono il primissimo punto di riferimento della band, ma la loro influenza su Hersemann e soci sta ormai mutando in una interpretazione molto più sfrontata e incontrollabile di quel verbo, la quale prevedeva, come una sorta di demolizione controllata, che il caos fosse convogliato al millimetro e la sua distruzione fosse nitida e innegabile. I Gigan non hanno simili “etiche”, e sembra che per loro il caos debba scrivere la loro musica e non che loro debbano scrivere il caos tramite essa. Qui è il loro genio: ci mostrano un mondo alieno e raccapricciante di cui sembrano far parte essi stessi come musicisti, vista la foga, follia e insensatezza con il quale producono un suono che di questo mondo non ha nulla se non la parvenza dell’incubo di un trip di acido andato completamente storto. Ci sembrano insomma alieni a loro volta, protagonisti inconsapevoli di un universo parallelo surreale, contorto e violento, facente parte di un’altra galassia, lontano anni luce da noi.

TRACKLIST

  1. Beneath the Sea of Tranquility
  2. Influence Through Ritualistic Projection
  3. Electro-Stimulated Hallucinatory Response
  4. Mother of Toads
  5. Obsidian Sun
  6. Cosmic Triangular Communications
  7. Gibbering Hordes of Zemiath
  8. Bio-Engineered Molecular Abnormalities
4 commenti
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