GIGAN – Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes

Pubblicato il 23/06/2011 da
voto
8.5
  • Band: GIGAN
  • Durata: 00:45:41
  • Disponibile dal: 07/06/2011
  • Etichetta:
  • Willowtip Records
  • Distributore: Audioglobe

Spotify:

Apple Music:

Questo album non lo si ascolta, ma lo si subisce impotenti. E’ giunto il momento di piegarsi al cospetto di un disco death metal terrificante, e farsi letteralmente violentare il cervello da un lavoro contorto, grottesco, allucinato e sovrastrutturato oltre ogni metro calcolabile. “Order Of The False Eye” – il sorprendente debutto dei Gigan uscito tre anni fa – già era apparso come un mezzo miracolo nel panorama del technical death metal più avanguardistico e coraggioso, e rappresentava un assoluto punto di svolta anche nel panorama più ampio del death metal in generale. Poi il silenzio. Per tre anni il chitarrista-cyborg Eric Hersemann ha dovuto assistere impotente al dissanguamento della sua creatura causata da un’emorragia di membri fondatori che lo ha fatto rimanere in completa solitudine, unico membro originale e solo motore creativo della band. Oggi, con la sorte continuamente a remare contro, con gli eventi tutti a suo svantaggio, senza alcun aiuto esterno, e coadiuvato solamente dalla propria assurda visione musicale e da un bagaglio tecnico assolutamente fuori dal comune, Hersemann non solo ha surclassato un debutto incredibile che sembrava ineguagliabile, ma lo ha addirittura doppiato, oscurato ed eclissato del tutto, licenziando un album di death metal tecnico e sperimentale che appare paradossale e impossibile in tutto, tanto suona geniale, surreale e assolutamente originalissimo. Curiosamente – e questo è senz’altro il segreto della sua sbalorditiva qualità – questo nuovo “Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes” vive di una linfa sonica che è solo parzialmente metal. Il soffio vitale di quest’album, ciò che lo anima e lo fa respirare, è una psichedelia remota e aliena che non trovava così ampio respiro nel metal dai tempi delle violenze lisergiche di “I” dei Meshuggah e da certe astrazioni spaziali degli Alchemist di “Spiritech”, anni or sono. Durante i primi minuti di ascolto questa componente non apparirà immediatamente ovvia, e inizialmente si avrà la tendenza a perdersi in un turbine death-prog costruito sulle sovrastrutturazioni scellerate dei Gorguts, sulle progressioni spaziali dei Voivod, sulla furia mentale e dissonante degli Hypocrisy e sulle contorsioni angolari dei primi Dillinger Escape Plan. Ma il death metal qua è solo il punto di partenza. Col passare dei minuti infatti, l’album stringe esponenzialmente la sua morsa di pazzia intorno all’ascoltatore e costringe l’orecchio a subire una perforazione psichedelica angosciante, che minuto dopo minuto prende inesorabilmente controllo della situazione, aprendo una voragine colossale nella mente di chi ascolta. Dopo aver polverizzato i timpani in pochi istanti, l’album poi tira diritto verso i meandri più nascosti della psiche, rivelandosi, col passare dei secondi, come qualcosa di tremendamente folle, e “diverso” dal solito death metal. Già dopo pochi minuti  di ascolto lo smarrimento sembra totale e del tutto irrisolvibile. Le chitarre di Hersemann (che in questo lavoro si è occupato anche del basso, delle tastiere, dei synth e addirittura dello xylofono) si lanciano in grovigli di assoli psicotici senza capo né coda, e si aggregano in gignanti montagne di riff dilanianti e dissonanti che sembrano non avere alcun senso. La mente fa fatica estrema a seguire le traiettorie insensate di un approccio chitarristico così obliquo e inferocito e, appena sembra averne quasi carpito la direzione, questo cambia di nuovo, contorcendosi, smembrandosi e schizzando via in un casino totale di antimateria rovente sparata in ogni direzione. A tratti appare difficile anche immaginare che le note suonate da Hersemann esistano sul serio, e che non si sia invece rimasti preda di qualche assurda allucinazione auditiva, tanto suonano insensate, incomprensibili e “anti-musicali”. Alcuni momenti dell’album sono un autentico calvario “mentale”. Un rompicapo sonoro irrisolvibile in cui le urla torci-budella, prima psicotiche e poi “robotiche”, del growler John Collett sembrano annunciare, e inculcare nella mente dell’ascoltatore, la paranoia e la paura di un nuovo e incombente ordine mondiale basato su un caos alieno e multi-dimensionale. Altri attimi di puro terrore si verificano quando, in mezzo ad un delirio di riff malati e laceranti, si ha come l’impressione che i synth e le tastiere siano stati suonati al contrario, e sembrano “camminare” a ritroso nell’insensatezza e nella pazzia più totale, creando uno sconforto assoluto. Le chitarre tessono reticolati di rumore soffocante sempre più fitti e affilati, fino a chiudere le canzoni, una dopo l’altra, in una gabbia di psicosi e pazzia assoluta. Il poco più che ventenne e sconosciuto batterista Kesava Doane è un complice letale in questo disegno malefico, e il suo drumming precisissimo, eclettico e torrenziale non fa che aumentare la tensione e la ferocia di un lavoro che fa sparire la terra da sotto i piedi. Una volta entrati nei meandri di questo disco sembra impossibile trovarne la via d’uscita tanto è labirintico, contorto e del tutto surreale. Le tematiche di pazzia cosmica e terrore metafisico del disco sposano alla perfezione la musica, e dai titoli delle canzoni stesse (prendete per esempio “Suspended in Cubes Of Torment” e “Transmogrification Into Bio-Luminoid”) si evince che Hersemann ha un’ossessione disturbante per stati di alterazione infernali, distorsioni sensoriali raccapriccianti e livelli multipli della realtà e della coscienza che vanno ben oltre la semplice fantascienza, oltre la pischedelia e anche oltre la filosofia e la scienza. Temi, questi, tra i più comunemente trattati anche nei lavori più cervellotici. Qui la faccenda è diversa. Trasposta su un nuovo livello di delirio, e si assiste impotenti ad un lavoro, incredibilmente  frutto della mente di un solo uomo, in cui ogni singola componente – musicale e non – è studiata con il solo scopo di inculcare un terrore “cosmico” assoluto, e che sembra voler evocare una violenza metafisica che permea l’intero universo, e dalla quale dunque la fuga appare impossibile. Oltre alle tematiche non di questo mondo, al songwriting coraggiosissimo, e allo stile assolutamente inaudito ed originalissimo, l’ultima menzione per chiudere una descrizione che potrebbe andare avanti per ore senza mai fare giustizia al lavoro, va fatta all’esecuzione del disco che è assolutamente letale. Ogni partitura, ogni cambio di tempo, ogni breakdown, ed ogni progressione, è effettuata con una naturalezza ed una spontaneità stupefacente che altro non fa che aggiungere incredibile dinamismo e fluidità ad una mostruosità sonora che non dovrebbe neanche esistere in partenza, tanto “suona” deforme e raccapricciante. E invece esiste, e fa paura. Tanta paura. “Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes” è un disco death metal di rarissima fattura e dalla qualità superba, che minuto dopo minuto lascia assolutamente sbigottiti e smarriti. Una vera bastonata sui neuroni. Tremendo.

TRACKLIST

  1. Mountains Perched Like Beasts Awaiting The Attack
  2. Suspended in Cubes of Torment
  3. The Raven and The Crow
  4. In The Tentacled Grasp Of A Buried Behemoth
  5. Transmogrification Into Bio-Luminoid
  6. Skeletons Of Steel, Timber and Blackened Granite
  7. Vespelmadeen Terror
  8. Fathomless Echoes Of Eternity's Imagination
1 commento
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.