7.5
- Band: GILLA BRUJA
- Durata: 00:34:36
- Disponibile dal: 28/04/2003
- Etichetta:
- Retribute Records
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Come fulmine a ciel sereno, ecco piombare sulle nostre teste il secondo album dei britannici Gilla Bruja, una band dal monicker alquanto buffo, il quale contrasta decisamente con lo spessore della musica proposta. “6 Fingered Jesus” è un disco che non lascia spazio a nessun compromesso, dall’attitudine marcatamente “in-your-face” e che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, come non sia necessario andare a 3000 all’ora per risultare pesanti e cattivi. Ciò che esce dalle casse sovraccariche dello stereo è un metal-core cadenzatissimo, ricco di riff che strappano la pelle talmente sono abrasivi; pezzi brevi e fra loro simili (ma assolutamente soddisfacenti) sono cantati da una voce, crocevia fra stile black e screaming hardcore à la Snapcase, che penetra nel cervello tramite cantilene urlate a squarciagola. Le influenze che si avvertono in questo lavoro provengono da più parti: Pantera e compagnia groovy da un lato, Vision Of Disorder, Earth Crisis e altri gruppi relativamente giovani dall’altro; non ritengo ci si debba soffermare troppo, in questo caso, sulla ricerca dell’originalità a tutti i costi, in quanto “6 Fingered Jesus” piace perché è diretto, adrenalinico e, soprattutto, non annoia! Certo, i brani, come già accennato, non brillano per fantasia ma, onestamente, non penso sia fondamentale ritrovare tale qualità in questo genere di album: omogeneità e compattezza bastano e avanzano! Per cui è obiettivamente difficile trovare difetti gravi al disco qui recensito: la produzione è essenziale e massiccia e i Gilla Bruja si dimostrano all’altezza della situazione in ogni frangente. “Black Moon Fever” è un’ottima opening-track, utile a mettere subito in chiaro le cose, mentre il resto si sussegue fra mid-tempo e up-tempo spaccaossa (headbanger, accorrete!), fra i quali citerei “Spoiler”, “The Door”, “Blood Ties To Whisky”, “Harvest” e la più accessibile “All For Blame”; nel finale c’è spazio per la prolungata “Killing Floor Blues” e per un paio di feroci accelerazioni al limite del grind. Per concludere, se per metal intendete solo voci-sirena, cori “a catinelle”, assoli elaborati e doppia cassa strabordante, allora state lontani dai Gilla Bruja; in ogni altro caso, date loro un’ascoltatina…vi faranno solo male!