7.5
- Band: GIRLSCHOOL
- Durata: 00:42:07
- Disponibile dal: 28/07/2023
- Etichetta:
- Silver Lining
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Chi si aspettava un ritorno così scoppiettante per le Girlschool, dopo quarantacinque di carriera? Forse quasi nessuno.
E invece queste eterne ragazze, a distanza di otto anni dal precedente “Guilty As Sin”, ci regalano una manciata di canzoni irresistibili, semplici e graffianti come coma una serata alcolica passata in buona compagnia. Le Girlschool, come è noto, sono una formazione storica nata nel 1978 ed inseritasi ben presto nel calderone ribollente della N.W.O.B.H.M, che le ha viste suonare e stringere amicizia con altri gruppi fondamentali, su tutti Saxon e Motörhead. In questi trentacinque anni hanno pubblicato quattordici album in studio e, sebbene non abbiano raggiunto la notorietà di altri celebri colleghi, il loro nome è sempre tenuto in grande considerazione.
Siglato un contratto con la Silver Lining Records, le Nostre hanno stretto una collaborazione con gli Alcatrazz di Joe Stump e assieme hanno firmato il primo singolo dell’album, “It Is What It Is”, un concentrato di heavy metal da strada, sporco, divertente e irresistibile. Dopo un inizio di questo calibro è difficile mantenere tutto sugli stessi livelli, ma bisogna dire che le Girlschool fanno in modo di non lasciare troppi cali di tensione per tutta la durata del disco, dando sempre sfumature diverse ad una proposta comunque molto classica, eppure mai stantia. Così incontriamo “Cold Dark Heart”, il brano più cupo e pesante in scaletta; “Invisible Killer”, scritta evidentemente durante la pandemia; “Believing In You”, con la sua melodia che potrebbe tranquillamente uscire dal canzoniere dei Def Leppard; per arrivare sul finale a “Party”, una canzone che celebra la storia del rock duro con un testo che raccoglie i titoli di tanti classici, dai Rainbow ai Queen, passando per David Bowie e i Led Zeppelin.
Se però dovessimo davvero cercare un altro contendente per lo scettro di miglior brano, che abbiamo subito assegnato al singolo in apertura, questi sarebbero senza dubbio “Up To No Good”, un pezzo quasi punk da cantare a squarciagola e, soprattutto, “Are You Ready?”, un’altra pallottola che punta dritta al centro del bersaglio, con la sua traiettoria tanto prevedibile quanto letale.
La ciliegina sulla torta, infine, viene data dalla cover di “Born To Raise Hell” dei Motörhead, suonata con tanta dedizione ed impreziosita dalla presenza di Duff McKagan, Phil Campbell ed un Biff Byford in grande spolvero a duettare con Kim McAuliffe.
“WTFortyfive?”, dunque, è uno di quei lavori familiari, coinvolgenti, capace di aggrapparsi alle sinapsi dell’ascoltatore fin dal primo istante e che non vuole fare altro che regalarci quaranta minuti di divertimento, senza troppe pretese. Ci riesce? Eccome!