6.5
- Band: GLORYHAMMER
- Durata: 00:48:12
- Disponibile dal: 02/06/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
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Quarto full-length per gli scozzesi Gloryhammer, con il quale proseguono la saga del “Regno del Piffero”, una storia che si sviluppa in un contesto fantasy e sci-fi, da non prendere ovviamente troppo sul serio, visto l’approccio scanzonato e divertente che ha sempre caratterizzato le produzioni della band.
La novità principale è data dal fatto che c’è un nuovo cantante, poichè dietro ai microfoni troviamo il cipriota Sozos Michael, al posto di Thomas Winkler – che nel frattempo ha fondato una sua nuova band, gli Angus McSix, sulla scia di quella precedente (il suo pseudonimo nei Gloryhammer era infatti Angus McFife XIII).
Per il resto, sappiamo ormai cosa aspettarci dai Gloryhammer: il loro stile è sempre decisamente orientato verso un classico power metal, che alterna brani diretti con ritmi molto veloci e ritornelli melodici, a episodi più sinfonici e con cori imponenti, alla Rhapsody Of Fire, giusto per intenderci.
Si riscontra in qualche misura comunque un ruolo un po’ più accentuato da parte delle tastiere, con un utilizzo di timbri molto variegato, che va dal clavicembalo alle fanfare, talvolta con sonorità invece più moderne; ci sono inoltre diversi passaggi con voce gutturale oppure ‘robotica’ che fanno un po’ da raccordo tra alcune parti della storia (una sorta di voce narrante, per così dire). Nel complesso, però, non c’è nulla di particolarmente nuovo, anzi, la band ormai finisce per essere quasi autoreferenziale, rispetto ai primi lavori magari dove ancora poteva sussistere un minimo di novità o qualche intuizione più particolare a livello compositivo.
A nostro parere non sono niente male i brani iniziali come “Holy Flaming Hammer Of Unholy Cosmic Frost” e “Imperium Dundaxia”, ma poi l’album sembra procedere un po’ per inerzia, quasi con il pilota automatico: ci sono tanti bei cori anthemici, ritmi coinvolgenti e squisite melodie, ma il tutto suona un po’ come già sentito e prevedibile, nè sembra dare una svolta, in tal senso, la ‘solita’ suite finale di una dozzina di minuti (praticamente in ogni loro album, infatti, c’è in coda alla tracklist una traccia di dieci-dodici minuti), con il suo titolo che neppure scherza in quanto a lunghezza: “Maleficus Geminus (Colossus Matrix 38B – Ultimate Invocation Of The Binary Thaumaturge)”. Indubbiamente, però, per chi vuole ascoltare semplicemente del buon power metal, la band scozzese ha la sua ricetta, pronta per essere servita, andando sul sicuro, senza perdersi in sperimentazioni o inutili divagazioni.
Un unico appunto ci sentiamo di muovere stavolta riguardo alla produzione, perchè non sempre ci sembra valorizzare adeguatamente alcuni elementi (le chitarre in primo luogo, oppure la voce solista), con un suono che risulta un po’ ovattato e poco potente. Nulla di particolarmente grave, però ci è sembrato un po’ sottotono e talvolta non all’altezza della pomposa imponenza che i Gloryhammer riescono a mettere in campo con i loro brani.
Al di là di questo, con “Return Of The Kingdom Of Fife” la band propone l’ennesimo disco alla sua maniera e certamente sa farlo bene, per cui se ci si diverte con la loro proposta musicale, può anche andar bene così.