7.5
- Band: GNAW THEIR TONGUES
- Durata: 00:44:03
- Disponibile dal: 03/08/2015
- Etichetta:
- Crucial Blast
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Seguire la genesi del non suono dei Gnaw Their Tongues non è facile, si deve essere predisposti a martoriarsi le sinapsi e torturarsi le carni. Mories, mente, esecutore, demone, individuo ectoplasmatico che si cela dietro al nome Gnaw Their Tongues, deve essere stato torturato e martirizzato a sua volta, in passato, sconvolto da qualcosa o qualcuno che artisticamente lo ha segnato profondamente. Non si può spiegare la creazione di tanto odio, malessere, disagio, desolazione e misantropia in musica. Non è facile, appunto, comprendere così tanto oscurantismo medioevale in musica. Questa è musica elitaria, dedicata alla follia pura e genuina che il genere umano nella quotidianità mostra e mette in evidenza con gesti ed azioni di ordinaria normalità. Il cammino verso un annichilimento totale prosegue senza troppe variazioni sul tema già proposto in passato anche se il settimo album della band olandese è probabilmente quanto di più ferale e disturbato abbiano creato. “L’Arrivée De La Terne Mort Triomphante” e “All The Dread Magnificence Of Perversity” raggiungevano picchi di assoluta bellezza in violenti ed eretici rumorismi black metal e distorsioni in ambient(i) demoniaci , ma “Abyss Of Longing Throat” per la quasi totalità della sua durata arriva, qualitativamente a surclassare gli altri lavori. Siamo al cospetto di musica concreta, non nel senso più stretto del termine. Musica concreta che trascende l’abisso oscuro e profondo del black metal, dell’industrial più marziale e sporco, dell’elettronica più disturbante e del nichilismo da cicatrici infette del punk più marcio e vomitevole. Sembra che i sette episodi di questa mostruosa opera siano filosoficamente e concettualmente più vicini a certe sonorità che i Deathspell Omega hanno portato dalla loro oscura dimora. Sembra che Mories abbia rivolto i propri fantasmi verso la scena black francese introducendo rigurgiti disarmonizzanti e disturbanti filtrati e mutuati alla desolazione più estrema. Sembra – ed è così – che Mories voglia estremizzare, non tanto con la velocità, ma con la massa di suono, le coordinate che disegnano il black e l’industrial, e che voglia rendere enormemente disturbante un suono già di per sé altrettanto al limite. “Lick the Poison From the Cave Walls” introduce questi vettori artistici soffocando le sulfuree partiture industrial in vortici di gelide e demoniache litanie tanto care ad Abruptum ed Ophtalamia, e la furia cieca della canzone che dà il nome all’album ha origini primordiali arrivate dalla Finlandia, terra di Beherit prima maniera, ma sono rigenerate da d-beat elettronici di pattern impazziti. Mories ha superato se stesso andando a pescare un po’ nel calderone black metal, questo è vero, ma è riuscito ancora una volta a personalizzare il suo odio e la totale misantropia verso l’umanità. Un album che, emotivamente, può essere annoverato tra i più oscuri e malati della discografia degli Gnaw Their Tongues e che distrugge ogni concetto di armonia e disarmonia. Un album non facile, non per tutti, a tratti incomprensibile ma per questo anche affascinante. Un manifesto programmatico inneggiante all’odio e al malessere.