7.0
- Band: GNAW THEIR TONGUES
- Durata: 00:37:25
- Disponibile dal: 24/11/2023
- Etichetta:
- Consouling Sounds
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Se c’è un aggettivo che può racchiudere l’intera esperienza Gnaw Their Tongues, questo sarebbe ‘ostile’. La musica prodotta dal suo mastermind e unico membro Maurice de Jong (in arte Mories), polistrumentista e compositore bulimico, con questa incarnazione e molte altre, non è mai stata affatto accogliente verso chi ha l’ardire di affrontarla. Suoni sporchi, malevoli, portati all’osceno, al rumore gretto e urticante, hanno contraddistinto l’ormai chilometrica discografica di questa one-man band dei Paesi Bassi.
“The Cessation Of Suffering” è pertanto titolo beffardo, una presa in giro sarcastica, perché l’unica cosa che non cessa durante la tracklist è proprio la sofferenza. La nostra, nell’ascoltare; e quella di chi l’ha creata, perché non sono stati d’animo rigogliosi di felicità quelli che conducono a un tale assemblato di per nulla sobria depravazione. C’è da dire che De Jong negli anni, pur restando fermo su un certo orientamento stilistico fatto di harsh-industrial, scampoli black metal, noise e intrallazzi deviati con la musica sinfonica e l’elettronica, qua e là ci ha teso la mano: nel senso che alcune uscite si sono poste in modo lievemente meno astioso e più malleabile, almeno in relazione a un contesto così oppressivo.
Quest’ultimo disco, no, non ha questa intenzione, come dire, ‘generosa’ verso il prossimo. Siamo piuttosto all’altezza delle perversioni e della distorta magnificenza di “L’arrivée de la terne mort triomphante” e “Eschatological Scatology”, probabilmente i due dischi che hanno donato maggiore notorietà underground al bizzarro de Jong.
Il primario istinto – ragionevole – sarebbe quello di fuggire lontano e dimenticarsi che “The Cessation Of Suffering” esista. Il secondo, meno ragionevole, spinge a capire meglio quale periglioso costrutto mentale abbia condotto a un tale incubo. E allora, poco per volta, si inizia a entrare nei meccanismi della mente del buon Maurice, che in effetti già molto ci aveva fatto capire del suo essere musicista negli anni passati.
La lacerante frammentarietà è un tratto caratteristico del disco, una rivisitazione a volte impulsiva, in altre occasioni meditata, di sonorità industrial/black metal livorose e isteriche, che possono pure prendere sembianze altamente atmosferiche quando si diffondono raggelanti sinfonie. L’eccentrica commistione di sinfonie malate e industrial stropicciato, sormontato da urla dissennate, è una delle situazioni che meglio dispongono verso Gnaw Their Tongues, non fosse altro che per la relativa facilità di fruizione che comportano. I contrasti tra un’armonia mezzo seppellita, nascosta, ma udibile, e le scariche di rumore e intransigenza, disegnano atmosfere angoscianti ma non prive di una certa paurosa eleganza. È il caso di una “Throatrot”, peraltro traccia violentissima, singhiozzante e sconcia come il resto della raccolta.
In ogni caso il palinsesto di effettistica e di soluzioni di disturbo è traboccante e ha un suo significato, perché nella sua schizofrenia noise è percepibile un filo conduttore in ogni capitolo di “The Cessation Of Suffering”. Altro elemento gradito e che eleva Gnaw Their Tongues sopra la massa, sono i timori tipicamente orrorifici che ci vengono indotti: il materiale del progetto sarebbe ideale per musicare interi sottogeneri di film horror, meglio se ad altissimo tasso di atrocità. Quelle del resto che viene facile immaginare, assaporando le frequenze sovrasature e minacciose che ci assaliscono durante un disco simile.
Positivo, infine, anche il fatto che il disco sia abbastanza sintetico: tracce brevi, poche pause, durata sotto i quaranta minuti. Oltre, sarebbe stato insostenibile. “The Cessation Of Suffering” non porta rivoluzioni o grandi aggiunte al catalogo di Gnaw Their Tongues, eppure, nonostante la materia sia stata mastica e rimasticata allo sfinimento dal suo autore, un suo grado di fascino sa ancora emanarla. Per pochi, ovviamente.