6.5
- Band: GOATH
- Durata: 00:40:58
- Disponibile dal: 17/03/2017
- Etichetta:
- Ván Records
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L’underground tedesco si conferma un’autentica fucina di adepti al culto della nera fiamma. Nell’elenco di giovani formazioni che si sono maggiormente distinte negli ultimi mesi spicca senza dubbio il nome dei Goath, terzetto di Norimberga che ha impiegato ben poco per cementare le proprie dinamiche e tuffarsi a piè pari sul mercato, prima con la pubblicazione di un demo autoprodotto e poi con l’entrata nel roster dell’affidabilissima Ván Records (Macabre Omen, The Ruins of Beverast, Urfaust), che in queste settimane dà alla luce il primo full-length “Luciferian Goath Ritual”. Introdotto da un artwork altamente evocativo, il disco si configura come un piccolo salto nel passato, un bigino sugli albori stessi del genere tenuto insieme da una sottile vena occulta e ritualistica, tradotta in sample che si susseguono alla fine di ogni brano e che conferiscono un certo sviluppo narrativo alla tracklist. Soprassedendo su questo lieve accorgimento, l’approccio al songwriting resta comunque 100% organico, con riferimenti stilistici che non si spingono oltre la prima metà dei Nineties: il riffing, bruciante e scriteriato, risente ora dell’influenza gelida di Mayhem e Bathory, ora delle barbarie commesse dai Merciless di “The Awakening”, con qualche puntata nel thrash teutonico d’annata; stessa cosa dicasi per le ritmiche, distribuite fra rasoiate in blast beat e parentesi più controllate, e le voci, un calderone infernale di urla di varia tonalità e parentesi salmodianti à la Attila Csihar, per un risultato finale crudo, eterogeneo e talvolta frammentario. Questa caratteristica, ahinoi, rappresenta sia la forza che il limite dei Goath, esperti conoscitori della materia ma al contempo privi di una loro personalità e di una capacità di scrittura lucidissima, che impediscono ai dieci episodi di “Luciferian…” di decollare come dovrebbero. I die-hard fan del genere, messi di fronte alle varie “Blasphemous Supremacy”, “Into Nihil” e “Enter the Temple”, avranno comunque di che godere.