8.0
- Band: GOD SEED
- Durata: 00:42:03
- Disponibile dal: 30/10/2012
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Sulla diaspora consumatasi in casa Gorgoroth sono state versate tonnellate di inchiostro. Ora, dopo tante parole e con Infernus appropriatosi del marchio già usato per far uscire un disco, a parlare finalmente è la musica. “I Begin” è il debutto in studio dei God Seed, band guidata da Gaahl e King, gli altri due contendenti della diatriba e per molti i leader di ciò che erano gli ultimi Gorgoroth. Questo disco, composto da nove canzoni per poco più di quaranta minuti di durata, è black metal veramente ben fatto, di eccellente qualità e che surclassa nettamente le ultime produzioni del genere. Il duo, completata la formazione con i soliti turnisti norvegesi sempre a disposizione, ha aggiunto in formazione un tastierista a tempo pieno (il quale gioca un ruolo molto attivo nelle dinamiche interne) e ha ripreso là dove aveva lasciato, ovvero dalla crudezza e dalla freddezza di un ottimo disco come “Ad Majorem Sathanas Gloriam” (uscito sotto il nome Gorgoroth nel 2006). Da lì, da quelle solide basi di black metal classico, si è partiti per allargare lo spettro delle composizioni con arrangiamenti di tastiera ariosi, coniugando il suono freddo e ferale tipico della loro terra con queste nuove ambientazioni, ampie e imponenti in molti tratti soprattutto grazie all’ottimo suono dell’album, una delle scelte vincenti di “I Begin”. Ma veniamo alle canzoni: “Awake” apre all’insegna della brutalità, con i ritmi veloci e con Gaahl a confermare con le sue urla che nulla è cambiato. Ma già poco dopo si notano i tratti dell’evoluzione God Seed: riffing più snello, dinamico e veloce e tastiere che donano orchestralità e profondità al brano. “This From The Past” è uno dei brani migliori del gruppo, roba da far venire i brividi con il glaciale e serrato riff iniziale, la cosa più simile a quanto realizzato su “Carving The Giant”, uno dei pezzi migliori dei vecchi Gorgoroth e del Black Metal degli ultimi dieci anni, diremmo. Anche qui perfetto il mix fra brutalità e ambientazioni melodiche con Gaahl a tenere unito il tutto. Esaurite le “presentazioni”, i God Seed si avventurano anche in brani mid-tempo come “Alt Liv”, dal tiro molto ampio e dove la voce si apprezza ancora di più visto i toni resi ancora più aspri dalla scelta del norvegese. Inoltre, le tastiere donano tratti di maestosità alla composizione. Su questa falsariga, superando addirittura l’ottima resa di questo brano, è scritto anche “Hinstu Dagar”, nettamente uno dei pezzi migliori nel quale ancora una volta il gruppo sceglie il mid-tempo per usare le tastiere alla “Sahg” maniera. Evidentemente King, bassista anche di questa ottima stoner band norvegese, deve aver inglobato qualcosa del loro suono. Spettacolare il coro del brano, recitato da voci pulite per il più classico dei bilanciamenti con le parti roche di Gaahl. E poi tanta brutalità, in tracce come “From The Running Blood” e soprattutto in “Aldrande Tre”, furia iconoclasta all’insegna del black metal vecchio stile ma marchiata anch’essa dalle nuove tinte stilistiche dei Nostri. Non spetta a noi dire forse se questo disco, uno dei migliori nel black metal ascoltati negli ultimi anni e che si candida a pieno titolo a diventare il migliore nel 2012 per quanto riguarda il metallo nero, vinca la faida con Infernus. Decisamente però i God Seed miglior risposta non potevano darla a testimonianza che dai litigi, spesso, vengono fuori cose ottime.