6.0
- Band: GODYVA
- Durata: 00:43:18
- Disponibile dal: 28/02/2013
- Etichetta:
- Southern Brigade Records
- Distributore: Audioglobe
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Sono trascorsi ben cinque anni da quel “Planetarium” che aveva portato i Godyva all’attenzione della scena gothic nostrana ed in parte europea, un periodo durante la quale la band barese non è certo rimasta con le mani in mano, vantando una prestigiosa presenza nel bill del Metal Female Voices Fest in Belgio (2010) e dedicando i propri sforzi alla stesura di quello che è a tutti gli effetti il terzo capitolo discografico di carriera. “Alien Heart” è un disco impeccabile dal punto di vista della produzione con un sound incentrato su sonorità gothic metal/rock in linea con le precedenti pubblicazioni della band, evolutosi in questo frangente in una visione ancor più moderna e immediata del genere. Le chitarre massicce e la ritmica spaccacollo ci ricorda che siamo pur sempre in ambito heavy metal, mentre la forma canzone snella, nonché buona parte delle linee vocali, rientra più facilmente su binari prettamente rock. Attraverso le varie canzoni si avverte un ottimo bilanciamento sonoro con le chitarre in primo piano, pregevole la prova del nuovo ingresso G.G. Gohm, e il sempreverde apporto delle tastiere, variegate fra partiture di natura classica e spunti electro. La cantante Lady Godyva si conferma ottima interprete grazie ad un’invidiabile potenza vocale che brilla nel lento “In Your Eyes” o nella rivisitazione inglese della celebre “Ti Sento” dei Matia Bazar (peraltro già sentita dai Labyrinth anni fa). Se la forma e l’interpretazione dei vari protagonisti non lascia adito a dubbi sul valore di questo “Alien Heart”, non possiamo dire lo stesso sul fronte songwriting. Al di là di una personalità ancora da affermare pienamente (vedi la caduta in pieno ammiccamento Evanescence di “Everything Is Over”), i Godyva appaiono troppo altalenanti nella composizione, alternando pezzi di carattere come l’ottima “No Return” a canzoni tutto sommato gradevoli, ma tutt’altro che memorabili. Una compattezza, quella di “Alien Heart” che limita l’identità dei singoli brani, ben strutturati nella strofa arcigna ma che stentano a prendere il volo, tarpati da ritornelli cui manca la melodia vincente per centrare il bersaglio pieno. Non stiamo certo parlando di un vero e proprio passo indietro, i Godyva hanno confezionato un prodotto professionale che gli estimatori di sonorità gothic di tutto il pianeta faranno bene a tenere in considerazione, tuttavia il definitivo salto di qualità è rimandato alla prossima puntata.