7.5
- Band: GOJIRA
- Durata: 00:43:56
- Disponibile dal: 06/17/2016
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Alla fine è arrivata. Dopo averci girato intorno per anni, senza però mai abbracciarne in pieno le caratteristiche, i Gojira compiono la tanto temuta “svolta commerciale”, licenziando quello che, a scanso di equivoci, passerà alla storia come il disco spartiacque della loro carriera. “Magma” segna una tappa fondamentale nell’evoluzione della band transalpina, la quale – dopo gli incredibili riscontri di critica e pubblico ottenuti grazie alla triade “From Mars to Sirius”/“The Way of All Flesh”/“L’Enfant Sauvage” – decide di guardare oltre, asciugando notevolmente la propria proposta e puntando tutto su una forma canzone nitida e spontanea, sottofondo ideale per le apparizioni nelle grandi arene a cui ormai è abituata. Uno spiazzante processo di semplificazione che ha inizio con le impalcature ritmiche, mai così lineari e scevre da tecnicismi, prosegue con i pattern chitarristici, morbidi e notevolmente più inclini alla melodia, e che termina con le linee vocali, orientate per buona parte dell’opera verso tonalità distese e rilassate, lontane da qualsivoglia tipo di urlato. Detta così, con ancora impresse nella memoria le tumultuose architetture delle opere precedenti, sembrerebbe che i Nostri abbiano perso la bussola, corrotti dalla major di turno (la sempre meno metal oriented Roadrunner Records) e tentati dalla possibilità di facili guadagni… niente di più sbagliato. Perchè se è vero che l’ascolto di “Magma” si configura come estremamente accessibile, anche alle orecchie di chi non sa nemmeno cosa sia l’extreme metal, ciò non si traduce in composizioni banali o forzatamente easy listening, denotando fin dall’opener “The Shooting Star” – liquida e trasognata, senza dubbio uno degli episodi migliori del lotto – una sensibilità e una cura per gli arrangiamenti da veri fuoriclasse. Il quartetto non ha insomma sottovalutato l’impegno, e il frutto di tanti sforzi è una tracklist dall’incedere vario e fluido, assemblata con gusto e criterio, in cui solo la conclusiva, strumentale “Liberation” risulta un po’ sottotono nel suo presentare arpeggi acustici e pulsazioni tribali privi di mordente. Oltre a “The Shooting…” e ai singoli “Silvera”/“Stranded”, questi ultimi già perfettamente metabolizzati nelle scorse settimane, a colpire sono soprattutto le tracce più soffuse, con i ghirigori psichedelici della titletrack, i cori simil-liturgici di “Pray” e le atmosfere oniriche di “Low Lands” a svettare per il loro sentimento e la loro eleganza, quasi fossero l’estensione di un universo in cui a regnare non è più la rabbia, bensì la calma e contemplazione. In definitiva, anche in queste nuove vesti, i quattro kaiju più famosi di Francia si confermano incapaci di compiere un passo falso. Concedete loro il giusto tempo e vi stupiranno.