7.0
- Band: GOLEM (ITA)
- Durata: 00:42:14
- Disponibile dal: /05/2006
Dopo tre demo all’attivo, “Flames Of Wrath”, il notevole “Death Never Dies” e “Death In Progress…” (quest’ultimo destinato alle sole label), i pugliesi Golem si cimentano nell’onerosa sfida del full-length totalmente autoprodotto, una bella prova di maturità, passione e voglia di far bene. “Black Era” è il titolo di questo lavoro davvero professionale, il quale non fa certo magra figura, sotto tutti gli aspetti, anche se posto di fronte a produzioni con tanto di etichetta e distributore alle spalle. La band, in questi anni di silenzio, è intanto leggermente mutata, in quanto da quintetto è passata a quartetto, sopperendo all’abbandono del vocalist Nicola Esposito con la traslazione del chitarrista Matteo De Bellis dietro al microfono: bisogna dire che il cambio di cantante ha influito poco sul songwriting dei Golem, in quanto anche Matteo usa per la maggior parte del tempo uno screaming-growl piuttosto feroce, come faceva il suo predecessore. E anche per quanto riguarda la pronuncia inglese – il grande tallone d’Achille dei gruppi italiani – Matteo riesce a fare bella impressione. Ciò che invece è parzialmente cambiato è l’atteggiamento compositivo globale del combo, non più semi-schiavo dei dettami imposti dai Children Of Bodom, bensì più libero e propenso a spaziare in vari campi; “Black Era”, rispetto a “Death Never Dies”, è un deciso passo in avanti, compiuto attraverso una rilettura decisamente più thrashy del songwriting, ora molto più incattivitosi di prima. La melodia non è sparita, ovvio, ma è meglio utilizzata, meno pacchiana e non strabordante come in precedenza. I Golem hanno anche inserito stacchi più moderni e passaggi al limite del groove, fattore che permette di inserire i Nevermore e i Pantera fra le influenze del gruppo, oltre ad Iron Maiden, Metallica, Nuclear Assault, Arch Enemy e In Flames, giusto per citare nomi sulla bocca di tutti. Assoli di chitarra che piovono a catinelle e ritornelli melodici, ma non di facile presa, marchiano a fuoco i pezzi, fra i quali “Ever Been To Hell?”, la title-track e “Indifference” si ergono meritori di segnalazione, seguiti a breve distanza dalla assassina “Metal Holocaust” e dalla più varia “Murder God”, mentre “The Dark Passenger” e “Like A Cage” sono forse gli episodi più ‘morbidi’ del lotto. Comunque sia, un vero peccato che i Golem non riescano ancora a trovare un contratto. Se volete dar loro una chance, non esitate…questi ragazzi se la meritano in pieno! Bel lavoro!