6.5
- Band: GOLEM (ITA)
- Durata: 26:44:00
- Disponibile dal:
- Etichetta:
- Diamond Productions
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Con un monicker così oscuro, misterioso e decadente, quale è Golem, mi sarei aspettato tutt’altra musica da questo giovane quintetto, proveniente dalla provincia di Bari, la cui proposta è ben inseribile nel filone power-black che fa capo agli ormai stra-citati Children Of Bodom. La leggenda del golem, associata alla tetra e grigia atmosfera della stupenda Praga, è, in realtà, di origine ebrea, e narra di come alcuni rabbini, tramite formule e parole magiche, riuscissero ad animare e comandare pezzi d’argilla e fango, fino a modellarli in sembianze “umane”, per far loro compiere i lavori più umili e pesanti… ovviamente con la certezza, terminato l’utilizzo, di riuscire a rendere di nuovo inanimato l’essere magico, pena terribili conseguenze. Con questa storia sullo sfondo, mi sarei aspettato, dicevo, un lavoro doom lento, ossianico e d’umore catacombale, oppure un black cupo e dalle velocità folli… invece, ecco qua sette tracce di extreme metal in classico Bodom-style. Ora, a seconda del gradimento personale, la chiara ispirazione che i nostri Golem prendono dalla band di Alexi Laiho può essere vista come un grosso merito oppure una netta dichiarazione di sconfitta. Alcuni fatti, però, sono fuori discussione: tecnicamente parlando, possiamo rimproverare ben poco al combo pugliese, in quanto le composizioni sono suonate più che decentemente e con passione, la produzione (da segnalare il remastering effettuato a Ventimiglia, nei famosi Damage Inc. Studio di Dario Mollo) è buonissima, con qualche piccola rimostranza da fare sul suono troppo debordante della batteria, la voce di Nicola Esposito è decisamente più incisiva e cangiante di quella del suo ben più illustre collega (inoltre – finalmente! – siamo di fronte ad una pronuncia inglese davanti alla quale non scappano sorrisini…) e nel complesso il demo si presenta bene e si lascia ascoltare con molto piacere. Precisiamo, comunque, che qualche piccola differenza con i COB la si riscontra in questo “Death Never Dies” (in precedenza, i Golem avevano già pubblicato il promo “Flames Of Wrath”), a partire dalla mancata presenza delle tastiere nel songwriting della band, il che rende l’insieme più metallico e “cattivo”, per giungere alla accentuata uniformità delle canzoni presenti, compatte e monotematiche, sorrette da un riffing incessante e da qualche passaggio melodico invidiabile (e qui tornano alla mente più i Kalmah o gli In Flames di “Whoracle”). “Here Comes The Dark” e “Something To Remind” si segnalano quali best track, dato che, pur non essendo molto diverse dal resto dei brani, possiedono binomi riff-linee vocali semplicemente più belli (il ritornello della seconda, soprattutto, lo si canta dopo mezzo ascolto!). Dunque, detrattori di questo sottogenere musicale, state alla larga anche da quest’ennesima cascata melodica; gli estimatori, al contrario, si facciano tranquillamente avanti, perché i Golem non vi deluderanno di certo. Per il futuro, speriamo riescano a scrollarsi di dosso il peso, non ancora affossante, di influenze troppo facilmente riconoscibili. Buona fortuna!