7.5
- Band: GOLEM (ITA)
- Durata: 00:44:03
- Disponibile dal: 30/04/2011
- Etichetta:
- Southern Brigade Records
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Ritroviamo finalmente i pugliesi Golem al rientro sulle scene metalliche, dopo una lunga pausa durata cinque anni, con il qui recensito “One Bullet Left”, secondo album sulla lunga distanza per la formazione barese e primo edito attraverso la Southern Brigade Records, fra l’altro etichetta molto vicina alla band. Se il precedente “Black Era” – così come il demo “Death Never Dies” – ci aveva bene impressionato e presentato un gruppo capace e convinto, bisogna convenire che con “One Bullet Left” i Golem fanno il salto di qualità e raggiungono vette realmente alte di fruibilità ed incisività della proposta musicale, attraverso un ampliamento del songwriting, sempre incentrato su un thrash-death metal di stampo melodico-scandinavo, che ora ingloba anche frequenti richiami all’hard rock, all’elettronica e al gothic metal. Insomma, prendete In Flames, Soilwork, Children Of Bodom e – perché no? – Dope Stars Inc., frullateli assieme e sarete vicini al suono dei Golem nel 2011: una bomba sonora, sostenuta da una produzione pompatissima e volutamente tamarra, che difficilmente lascia indifferente l’ascoltatore. Tre quarti d’ora di strofe aggressive e al fulmicotone, che poi si aprono ariosamente per ospitare ritornelli immediati e cantabilissimi, conditi da assoli sempre piacevoli, qualche modernità vicina al metal-core e tastiere e programming davvero pacchiani – aggettivo che in questa sede va letto come complimento. La tracklist scorre via rapida ed in scioltezza, non c’è neanche tempo per una mezza ballata, bensì ci si trova assediati da brani continuamente all’inseguimento di se stessi, se escludiamo alcuni episodi – “No Remorse”, “The Dance Before” – permeati dal goticume più commercialotto. Forse non tanto originali – “Psycho Born” è fin troppo strappata dalla penna dei Soilwork – ma certamente dotati di un tiro spaventoso, i pezzi dei Golem intrattengono con facilità disarmante e difficilmente stancano. C’è da aumentare la varietà delle soluzioni in futuro, ma la formula trovata dai ragazzi – thrash-death metal melodico suonato con tastiere e attitudine hard rock – pare essere pienamente azzeccata. Bravissimi e bel lavoro!