9.0
- Band: GOREFEST
- Durata: 00:43:01
- Disponibile dal: 21/03/1991
- Etichetta:
- Foundation 2000
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È il 1991, la scena death metal olandese dominata da Pestilence e Asphyx trova a fronteggiare un nuovo impeto: i Gorefest. L’esordio del quartetto capitanato da Jan Chris de Koeyer scolpisce nella pietra uno degli album più belli degli anni ’90, perfetto crogiolo di brutalità e melodie, con un lavoro di batteria che si differenzia molto da quello che era solito sentire in giro all’epoca. Gli olandesi si caratterizzano per la voce ultragutturale del cantante, capace di autentici ruggiti per un trademark che diventerà immortale nel tempo. Ma torniamo indietro ora in quel periodo. L’album è prodotto da Colin Richardson e il suono di chitarra è di quelli avvolgenti, in scia con quanto arriva dall’Inghilterra dove Carcass, Napalm Death e Bolt Thrower dominano. Il punto di forza di “Mindloss”, oltre al suono e alle capacità dei Nostri, è la qualità delle canzoni. Violente, dirette, ferali. Le dieci tracce del disco non hanno punti deboli e sono quelle più genuine in quanto a brutalità poiché già nel disco seguente – l’ottimo “False” del 1992 – ci sarà la mano del nuovo chitarrista che tecnicizzerà non poco la musicalità del gruppo. Per la maggior parte i brani dell’album sono ri-registrazioni dei due demo che hanno consentito al gruppo il contratto con la piccola label locale Foundation 2000, “Tangled In Gore” e “Horrors In A Retarded Mind” . Dopo un minuto di introduzione e il primo dei tanti grugniti di Jan Chris, i Gorefest partono a tutta velocità (per i “limiti” europei del death metal, all’epoca sempre inferiori rispetto a quelle folli americane) affastellando riff lunghi e soli di chitarra nei break molto ispirati. Già consapevoli che differenziare la tipologia dei brani sarà una delle loro armi vincenti, gli olandesi inanellano tantissimi classici su questo debutto. Dai brani tritaossa come “Putrid Stench Of Human Remains”, “Tangled In Gore” si passa a composizioni che contengono lunghi momenti a basso ritmo, ragionate e ben arrangiate con un buon lavoro di chitarra solista. Due le perle di cui è impossibile non fare menzione: “Confession Of A Serial Killer”, lenta, groovy e poi veloce, e la melodica e fantastica “Horrors In A Retarted Mind” (poi malamente ri-registrata nell’EP Fear del 1994), dominata dall’energica prestazione vocale di de Koeyer. La storia del death metal europeo passa anche dai Gorefest, che mai più eguaglieranno la brutalità di questo album. Il seguente “False” rimane ottimo ma già più melodico e forse l’ultimo della prima fase ascrivibile al death metal in maniera pura. Vireranno poi verso l’hard rock, scopriranno l’organo Hammond, si scioglieranno, torneranno assieme per due buoni album (“La Muerte” e “Rise To Ruin”) e per dei concerti dove confermeranno di essere sempre fra i padri putativi del genere. Poi si scioglieranno, forse definitivamente. In ogni caso “Mindloss” rimane il loro zenit musicale. Dopo ciò, il tramonto è giustificato.