7.0
- Band: GORGASM
- Durata: 00:10:20
- Disponibile dal: 05/04/2024
- Etichetta:
- Brutal Mind
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Se “Harbinger of Woe”, il mostruoso ritorno dei Brodequin edito qualche settimana fa da Season of Mist, ha riavvolto repentinamente le lancette dell’orologio all’inizio degli anni Duemila e al momento di massima gloria di etichette come la Unique Leader o l’Unmatched Brutality, si può dire che questo EP dei Gorgasm insista sulla medesima linea di efferatezza e depravazione, presentandoci la storica band di Chicago in uno stato di forma degno della sua fama e delle sue vecchie sortite discografiche.
Introdotti dal solito, delicatissimo artwork di Jon Zig (Defeated Sanity, Putridity, Suffocation), questi dieci minuti di musica annullano di fatto il decennio di silenzio successivo alla pubblicazione di “Destined to Violate” con un’aggressione US death metal in cui nuovamente, calata in un immaginario da mattatoio degli orrori, la visione del quartetto si costruisce e destruttura senza soluzione di continuità, e nella quale raptus omicidi e finezze tecniche defluiscono rapidamente in un gorgo di soluzioni a dir poco barbare e parossistiche.
Se la durata striminzita potrebbe insomma portare a sottovalutare l’operato del quartetto, oggi composto dal membro fondatore Damian Leski (voce, chitarra) e da un pugno di giovani volenterosi dell’underground a stelle e strisce, tra cui spicca il batterista Matt Kilner (Vitriol), la qualità e l’autorevolezza espresse dal materiale esigono che ci si ricreda sulla scia di un suono tanto frenetico quanto meticoloso, il cui essere rimasto fermo su posizioni stilistiche di due decenni fa – e nel 2024 tutt’altro che in voga – non va assolutamente vista come una mossa naïf, anzi.
D’altronde, così com’era stato nelle puntate precedenti, anche qui si respira l’aria di un songwriting fatto e finito, e non di un flusso amorfo di blast-beat, riff e voci gutturali, con tutto ciò che ne consegue in termini di spessore, dinamismo e capacità di trasformare la materia prima in qualcosa di vagamente accattivante.
Certo, sempre di death metal nella sua accezione più violenta e frenetica parliamo, ma lo stacco che separa gente come i Gorgasm (o i suddetti Brodequin) dall’80% del catalogo Comatose Music o Sevared Music è di quelli importanti, a maggior ragione quando il discorso viene sostenuto da un’opera del calibro di “Sadichist”.
Un assalto in cui lavoro di chitarra e sezione ritmica si prodigano a tessere una maglia fittissima di passaggi claustrofobici e percussivi, salvo poi squarciarsi come un ventre molle al passaggio di una lama e abbandonarsi a digressioni ora thrasheggianti, ora addirittura melodiche (si prendano gli assoli della conclusiva “Mutilation Haze”) che elevano il contenuto del mini a vera e propria perla di degenerazione e maniacalità, con i ‘duetti’ al microfono fra il leader e il bassista John Hull (Desecrate the Faith) a sancire l’ascolto gettandolo definitivamente nel sangue.
In definitiva, nell’attesa che il prossimo full-length venga ultimato, quel che si dice un ottimo antipasto.