9.0
- Band: GORGOROTH
- Durata: 00:24:59
- Disponibile dal: 03/06/1996
- Etichetta:
- Malicious Records
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I Gorgoroth degli ultimi anni sono ormai forse più noti per le vicende personali e le beghe tra membri ed ex membri piuttosto che per la qualità della musica proposta. Ma lasciamo perdere le vicende da tabloid (che pure sono in qualche modo parte della storia del black metal) e facciamo un salto nel tempo di quasi ventidue anni: la Norvegia sta sfornando capolavori incredibili che ridefiniscono e in gran parte inventano un genere solo abbozzato da chi è venuto prima di loro. I primi anni ‘90 rappresenteranno un periodo irripetibile per quanto riguarda la musica estrema, sia in termini di qualità compositiva che di genuinità attitudinale. I giovanissimi musicisti che saranno i protagonisti del cosiddetto movimento ‘true norwegian black metal’ hanno infatti dalla loro non solo freschezza e ispirazione, ma anche una solida convinzione in ciò che stanno facendo. La band di Infernus non è forse tra le primissime che vengono in mente quando si parla delle eccellenze di questo incredibile momento storico, ma è certamente tra le prime dieci. “Antichrist” è il secondo album dei Nostri e forma, assieme al debutto “Pentagram” e al seguente “Under The Sign Of Hell”, un trittico di primissima qualità. La caratteristica principale dei Gorgoroth di questo primo periodo è di trasudare una malignità selvaggia capace di contenere tracce di melodie che ti penetrano nelle ossa. “Antichrist” è la sintesi perfetta di questo: essenziale e scarno, del tutto privo di fronzoli eppure ricco di mille sfumature di oscurità. Neanche venticinque minuti di musica (in molti dovrebbero trarne una lezione e rivedere il proprio concetto di editing) sono comunque più che sufficienti per farci sprofondare in un Medio Evo violento e oscuro, gelido e malato, sullo sfondo del quale si celebrano culti innominabili. La lineup del disco vede – oltre al mastermind Infernus – Hat dividersi dietro al microfono con Pest (qui alle backing vocals e lead vocalist su “Possessed (By Satan)”). Si tratta dell’ultima prova del primo storico cantante, che abbandona il progetto, mentre alla batteria troviamo niente meno che Frost dei Satyricon. La produzione rispetto al disco precedente è (leggermente) migliorata, pur rimanendo doverosamente grezza e ‘zanzarosa’, almeno quel tanto che consente di godere del riffing di Infernus, dotato di uno spiccato senso melodico. “En Stram Lukt Av Kristent Blod” in una manciata di secondi ci fa subito capire che quello che stiamo per percorrere è un breve ma intensissimo viaggio nelle profondità degli inferi: prima tappa “Bergtrollets Hevn”, che ci mostra un vivace dinamismo ritmico, caratteristica positiva propria dell’intero lavoro, e un interessante lavoro delle chitarre. Melodie monotone e fredde, tristi e arcane, che affiorano nella brutalità del contesto: “Gorgoroth” ne rappresenta la summa perfetta e probabilmente il momento più alto del disco. C’è spazio anche per il groove, è il caso della martellante “Possessed (By Satan)”, con un piglio caciarone che anticipa certi Carpathian Forest; leggermente fuori asse rispetto al mood e alla struttura delle altre composizioni ma non per questo fuori contesto, lascia il posto all’epica (a suo modo) strumentale “Heavens Fall”. Mentre la chiusura dell’album è affidata ad un brano lento e melodico, un black metal doomeggiante carico di suggestioni orrorifiche e sataniche: “Sorg”, sublime nella sua grande semplicità. Un disco ingiustamente sottovalutato, che contiene poche preziose perle in grado di far rabbrividire in una bella giornata di primavera.