5.0
- Band: GORGOROTH
- Durata: 00:26:12
- Disponibile dal: 05/12/2011
- Etichetta:
- Regain Records
- Distributore: Masterpiece
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La domanda è una e una soltanto: PERCHE’? Qualsiasi spiegazione venga data come risposta non può giustificare lo scempio che è stato fatto su questo album storico (“Under The Sign Of Hell” è uno dei pilastri del black metal norvegese) risuonato oggi dai Gorgoroth e uscito originariamente nel 1997. Prima ipotesi, probabile ma non sicura, è che l’idea sia nata dall’etichetta: di recente la Regain Records ha supportato Infernus ed il nome Gorgoroth fin davanti al tribunale affinché il fondatore della band rimanesse in possesso dei diritti e del nome Gorgoroth; forse è stato chiesto al gruppo (come ‘contropartita’) di far uscire in fretta un’altra nuova release per smuovere il mercato e far entrare un po’ di denaro nelle casse della label svedese (anche questa soluzione però suona strana perché l’uscita dell’album è stata rimandata ben due volte proprio per problemi di budget della stessa Regain…). In quest’ottica la soluzione più veloce sarebbe stata una ristampa (ma “Under The Sign Of Hell” ne ha già beneficiato in passato con la Century ‘Black’ Media) o, come è stato fatto, una ‘nuova riedizione’. Grave è se Infernus si sia piegato a questa logica di mercato andando ad intaccare un album pressoché perfetto, ma ancora più grave, forse, è se l’idea sia partita dai Gorgoroth stessi. In questo caso il motivo di tale scelta resterebbe davvero avvolto nel mistero; non se ne comprenderebbe la necessità, dato che sia Infernus che Pest erano presenti nella line up che suonò su quest’opera nel 1997. Solo Grim (Erik Brødreskift), non poteva essere presente nuovamente su questa riedizione, essendo tragicamente scomparso nel 1999. In questa sciagurata riedizione, al suo posto alla batteria siede Mr. Tomas Asklund (drummer dei Dawn ed ex Dark Funeral e Dissection), ma la ‘differenza’ è in pratica tutta qui. Sin qui le ipotesi, che a voi lettori potrebbero anche non interessare. I conti, invece, parlano chiaro: questo album risuonato in questo modo ha raggiunto uno scopo soltanto: infangare e cercare di rovinare la magia che si respirava sulla pubblicazione originaria. Stavolta, infatti, non è rimasto più niente del sound marcio dei veri Gorgoroth: l’atmosfera è praticamente assente, alcune scelte dei suoni sono discutibili (come quelli della batteria di Asklund) ed i brani, per quanto fedeli, in alcuni casi sono stati persino ‘accorciati’. C’è stata dunque, da parte di Infernus e Pest, anche la premeditazione di voler ‘cambiare qualcosa’ dei vecchi pezzi, una scelta che di fatto rinnega quella fatta a suo tempo. Oppure è stato il grande amore di Infernus verso la sua creatura “Under The Sign Of Hell”, una delle sue migliori release, a spingerlo nella scelta di voler risuonare completamente l’album, ma per le questioni nostalgiche esiste l’esibizione live che permette all’artista e al pubblico di rivivere brani storici ed indimenticabili. Se i Gorgoroth continueranno a suonare come sanno, saremo qui in prima fila a supportarli (come è stato fatto in passato) senza esitazioni, ma una scelta errata sotto tutti i punti di vista come quella di risuonare a distanza di più di dieci anni gli stessi brani, peggiorandoli sensibilmente, va condannata senza remore. Che questo nostro giudizio finale serva da monito anche ad altre band tentate di attuare simili scelte in futuro. Già i Dimmu Borgir ci avevano provato anni fa con “Stormblåst” e anch’essi avevano fallito miseramente. Persino Burzum è incappato recentemente nella stessa scelta e non ne è uscito vincitore, ma almeno, per svariate ragioni, è riuscito a cadere in piedi. Alle band di un certo calibro simili scivoloni non sono proprio ammessi.