GORGUTS – Colored Sands

Pubblicato il 27/08/2013 da
voto
9.0
  • Band: GORGUTS
  • Durata: 01:02:49
  • Disponibile dal: 30/08/2013
  • Etichetta:
  • Season Of Mist
  • Distributore: Audioglobe

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Il ritorno dei Gorguts è il momento topico degli ultimi anni di death metal. Dopo dodici lunghissimi anni di assenza, tornano fra noi i migliori dispensatori di allucinazioni che questa corrente musicale abbia mai conosciuto. È come riabbracciare un sovrano dato ormai per morto: si è immediatamente pronti a lasciare alle spalle ogni tipo di incertezza e a seguire il leader senza indugi, con cieca euforia. Siamo nel 2013, ma potrebbe tranquillamente essere ancora il 2001: i Gorguts continuano a fare la gioia delle tante teste matte cresciute a pane, death metal e visionarietà. Luc Lemay da tempo ama i forti contrasti, alternando nella sua produzione (perlomeno in quella più “recente”) mood opposti: come la vita, l’esistenza sono fatte di  giorni e notti, caldo e freddo, buono e cattivo, sacro e profano, così il suo iter ispirativo produce brani densi di rabbia e stasi, furore ed autocontrollo. Il chitarrista/cantante canadese mette a punto con la nuova, sperimentale e sulfurea pelle dei Gorguts un ennesimo sorprendente colpo di coda, ricolmo di sonorità inusitate e sapida violenza espressiva. “Colored Sands” segna l’esordio ufficiale della nuova lineup della band, sorta di “all star team” del metallo più deviato e cerebrale in circolazione: Colin Marston (Behold The Arctopus, Dysrhythmia, Krallice) al basso, John Longstreth (Origin) alla batteria, Kevin Hufnagel (Dysrhythmia, Vaura) alla seconda chitarra; tre spalle clamorose per mettere Lemay nelle migliori condizioni di offrirci un nuovo esempio di quell’arte compositiva che il Nostro ha studiato, affinato e sublimato attraverso gli anni. Se avete amato gli abbandoni, la claustrofobia e i visionari intrecci di “Obscura” e “From Wisdom To Hate”, non potrete non incorniciare le allucinanti trame di “Colored Sands” e fare degli altarini devoti al culto di una delle death metal band più personali e avanguardistiche di sempre. In caso contrario, lasciate perdere e ritirate fuori la vostra copia di “Considered Dead” o “The Erosion Of Sanity”, se siete ostinatamente solo dei duri e puri. Vi perderete però – e non avrete attenuanti di sorta – un capitolo cardine della discografia del gruppo e degli ultimi anni di death metal. Con questa nuova opera, i Nostri tornano a snocciolare riff e virtuosismi incredibili con sofferta, magnetica freddezza. Hanno chiaramente in testa i due precedenti full-length, le loro visioni deliranti e tutto quel corollario di elementi acidi e progressivi, tuttavia, da gruppo emerso negli anni Novanta, tornano a ricordarsi quali siano i fattori chiave per scrivere una buona canzone, non venendo mai meno a concetti come concretezza e (relativa) orecchiabilità. Che dire di fronte ad un “compromesso” del genere? Il cuore e lo spirito tremano, le capacità critiche si perdono in una spessa nebbia carica di sinistri presagi. Davanti a pezzi come “Le Toit Du Monde” o “Forgotten Arrows” non si può far altro che rimanere a bocca aperta e prostrarsi. Chi ritiene giovani realtà come gli Ulcerate il cosidetto “top” dell’odierna scena techno-death metal, farà fatica a non decretare la superiorità dei veri maestri e a resistere all’ora di impagabili progressioni lisergiche garantite da “Colored Sands”. Basterà forse la sola “Absconders”: rarefazione sonora tagliata con l’acido, perdizione, illusioni dettate da ricordi che non vogliono morire e riaffiorano nella coscienza. Questi sono i Gorguts che, come sempre, giocano di sfumature, di pieni e vuoti cromatici, di percussioni umorali, con il growling desolato di Lemay a far letteralmente venire i brividi. A differenza di tanti giovani rampolli, i Gorguts sanno che la tecnica deve essere sempre messa al servizio del brano; sanno che ad ogni inalazione deve seguire un’esalazione. Stare perennemente in apnea non porta giovamento alcuno. Lezioni imparate in oltre due decenni di carriera costellati di pubblicazioni mirate e sempre curate nei minimi dettagli. “Colored Sands” non offre punti deboli, nè lascia campo a dubbi: è il primo disco death metal da tanto tempo a questa parte che riporta a galla idee come novità e personalità. È la testimonianza definitiva della classe di Luc Lemay, la sublimazione del concetto di eleganza e di avanguardia applicati al death metal.

TRACKLIST

  1. Le Toit Du Monde
  2. An Ocean Of Wisdom
  3. Forgotten Arrows
  4. Colored Sands
  5. The Battle Of Chamdo
  6. Enemies Of Compassion
  7. Ember’s Voice
  8. Absconders
  9. Reduced To Silence
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