6.5
- Band: GOROD
- Durata: 00:48:53
- Disponibile dal: 16/10/2015
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Parlare di technical death metal per un gruppo come i Gorod oggi, specie dopo aver ascoltato quello che è il loro quinto full length, rischia di essere fuorviante; in realtà lo stesso discorso lo si potrebbe fare anche per molti altri gruppi incanalabili nello stesso filone, ma questo è ovviamente un’altra storia A ben vedere, infatti, di techno death metal nella proposta del quintetto di Bordeaux, c’è rimasto ormai poco: blast beat e voce in in growl a parte, tutto il resto potremmo tranquillamente inserirlo in un ben più vasto calderone di progressive metal estremo, con contaminazioni sì death metal, ma anche di altri generi. “A Maze Of Recycled Creeds”, pare proseguire infatti il discorso iniziato con “A Perfect Absolution”, ultima fatica in studio dei transalpini risalente a tre anni fa, di ammorbidimento del suono. Se con il precedente capitolo i Nostri – che comunque hanno riscosso un successo tutto sommato soddisfacente di pubblico – sembrava volessero tenere il piede in due staffe, essendo estremi ma non troppo, catchy ma senza esagerare, in questo lavoro ormai ci sembra inequivocabile che i francesi abbiano deciso di giocarsi la carta della sperimentazione melodica. Ecco quindi che le aperture orecchiabili e di ampio respiro divengono sempre più frequenti, così come si assiste a più di un rallentamento dei bpm a favore di strofe dalle ritmiche molto controllate, infarcite talvolta con delle sorta di spoken vocals che, per non essere troppo ingenerosi, diremo che non ci sono parse all’altezza della situazione. Ma andiamo per gradi: prendiamo un brano come “Celestial Nature” che, da un punto di vista strumentale e strutturale, ci ha ricordato nemmeno troppo alla lontana un gruppo come i Protest The Hero, con i loro stacchi balzani sincopati le loro valanghe di note in tapping e quell’attenzione particolare alle melodie. Oppure brani come “Inner Alchemy” e “Rejoyce Your Soul” dove assistiamo ad alcuni tentativi di strofa con voce pulita con una pennata chitarristica molto particolare, dal retrogusto quasi funk (prendete questa informazione con le pinze: la pennata e la ritmica ricorda alla lontana il funky, ma il suono della chitarra rimane ricco di gain), e poi abbiamo questa voce un po’ strozzata, un po’ pulita, in un tentativo per la verità abbastanza pallido, di voler mettere in mostra una versatilità da parte del vocalist Julien Deyres, che alla resa dei conti non crediamo che abbia. Poi abbiamo un episodio come “From Passion To Holyness” che invece a parere di chi scrive è il vero e proprio scivolone del disco, con cambi di tempo e atmosfera completamente slegati tra loro, frangenti parlati senza né arte né parte, assoli ricchi di pathos piazzati un po’ alla rinfusa; un esperimento davvero poco riuscito, in tutta franchezza. Ora però mettiamo i puntini sulle i: non tutto il duro lavoro svolto dai transalpini è da buttare alle ortiche, anzi, i brani ben congegnati ci sono: “Temple Of The Art-God” è un brano ficcante, oppure la già citata “Celestial Nature” o “The Mystic Triad Of Artistry” con una sorta di ritornello orecchiabile abbastanza riuscito che tra un’apertura meshugghiana e un blast beat mitragliante, alla fine fanno la loro buona figura. Tirando le somme, se da un lato comprendiamo, e anzi, apprezziamo l’intento e la buona volontà dei Gorod di reinventarsi, di rinnovare il loro suono e di donare nuova linfa vitale alle composizioni (vedi ad esempio quanto fatto dai The Faceless ormai qualche anno fa, con risultati però decisamente migliori) dall’altro non possiamo non rimarcare che il prodotto finale è riuscito solo in parte. Certamente sarà interessante vedere in quale direzione andranno i prossimi capitoli, se assisteremo a un ritorno alle origini oppure se i Nostri continueranno il loro cammino verso una proposta estrema ma che fondamentalmente strizza l’occhio al grande pubblico. L’impressione è che molto dipenderà dalla risposta da parte del pubblico. Comunque un ascolto lo consigliamo, se i primi album non vi avevano convinto magari in questo lavoro potreste trovare qualche spunto interessante, il requisito principale però deve essere quello di avere vedute abbastanza ampie.