7.0
- Band: GOROD
- Durata: 00:39:03
- Disponibile dal: 12/03/2012
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Entrati da qualche tempo in una fitta routine “pubblicazione – tour – pubblicazione”, i Gorod rilasciano il nuovo full-length “A Perfect Absolution” a pochi mesi di distanza dall’interessante EP “Transcendence”, che li aveva visti esplorare mondi sonori più ariosi e omaggiare dei padri putativi come i Cynic. La nuova opera vede il gruppo francese nuovamente accasato presso la connazionale Listenable Records, già promotrice sul territorio europeo del precedente album “Process Of A New Decline”. Rispetto a quest’ultimo lavoro, non cambia nemmeno il sound proposto, che, come sempre, si configura in un techno-death affilato, che cerca costantemente di muoversi tra aggressione e musicalità. Proprio questa ricerca del compromesso, tuttavia, si rivela a volte il punto debole della band, che non sempre riesce a imporsi realmente all’attenzione dell’ascoltatore a seguito di un mix che, in alcuni casi, non appare nè sufficientemente potente, nè poi così orecchiabile. Parliamo di episodi come “Birds Of Sulphur” o “Sailing Into The Earth”, in cui la formazione si muove su ritmiche tese e sfodera un guitar-work molto arzigogolato, mancando però di compensare il tutto con dosi adeguate di ignoranza e/o melodia. Complici anche gli ormai consueti suoni un po’ esili e innocui, certi pezzi risultano dunque vagamente freddi e poco concreti nella loro carenza di vera cattiveria death metal da una parte e di pronunciata “ruffianeria” dall’altra (che li porterebbe ad accattivarsi le simpatie dei fan di ultimi Obscura e The Faceless). Mai particolarmente estremi, nè “faciloni”, i Gorod convincono davvero solo quando decidono di puntare maggiormente sul groove o su strutture ad ampio respiro: canzoni come “5000 At The Funeral”, “Varangian Paradise” o “Tribute Of Blood” hanno infatti il pregio di presentare le idee dei ragazzi in una forma più lineare e digeribile, dando il giusto spazio a ogni riff e a ciascuna soluzione, senza strafare ed eccedere in impennate tecnico/ritmiche che, alla lunga, lasciano un po’ il tempo che trovano. Il gruppo, pure questa volta, dà insomma l’impressione di avere tutte le carte in regola per poter ambire a qualcosa di grande, ma non riesce a tirare fuori quella zampata che potrebbe definitivamente portarlo su un livello superiore. Competenti, onesti, professionali… i Gorod sono indubbiamente bravi, ma per ora l’ingresso al club dei fuoriclasse gli è ancora precluso.