7.5
- Band: GORY BLISTER
- Durata: 00:34:07
- Disponibile dal: 16/04/2012
- Etichetta:
- Bakerteam Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Come vuole la tradizione, prima di addentrarci nella descrizione della nuova fatica dei Gory Blister, ci tocca dare conto dei cambi di line up che da sempre assillano la band. In questo caso, la new entry è il singer John St. John, sesto cantante ad occupare il ruolo. Segnaliamo anche l’ingresso in formazione di Christian al basso, ingresso avvenuto però dopo le registrazioni di “Earth-Sick”. Tornando a bomba sulla musica, dopo numerosi ascolti possiamo tranquillamente confermare le buone impressioni che già avevamo avuto dopo il track by track di qualche tempo addietro. Ancora una volta il combo milanese si conferma dotato di grandissima classe compositiva e di un talento esecutivo a dir poco sbalorditivo. L’innesto di John dietro al microfono poi si è rivelato un’arma vincente, grazie alle capacità interpretative messe in mostra dal singer, il cui growling non profondissimo è però decisamente espressivo. Il resto lo fanno i “soliti” Raff alla chitarra e Joe alla batteria, autori di performance di notevole spessore. Dopo l’intro di rito, la title track esplode nelle casse in tutto il proprio splendore, dapprima insistendo su stilemi thrashy, poi recuperando in toto il connubio tra death metal di scuola floridiana e passaggi di matrice progressiva. Questo infatti è il binomio fondante sopra al quale poggia l’intera struttura eretta dai Gory Blister; i Nostri poi sono bravi ad inserire alla bisogna elementi più cupi ed intensi come in “Dominant Genethics”, oppure a lasciare (parzialmente) da parte i solismi più complessi per concentrarsi appieno su di un death metal ferale ed incompromissorio, come accade nelle conclusive “Soul-Borne Maladies” e “Serpent Verse”, nobilitate dalla presenza di un Karl Sanders in stato di grazia alle vocals. A fronte di tanta classicità, la band con “H.I.V.” e “World Damnatomy” prova a sparigliare le carte; il primo brano è decisamente schizoide e deviato, con delle strutture molto groovy che cozzano contro un muro di death-grind contaminato da movimenti quasi jazzistici, mentre il secondo amplifica ulteriormente il DNA fusion della band e lo incrocia con delle melodie molto oscure ed apocalittiche che paiono quasi uscite dall’attuale scena post-core. La carne al fuoco come sempre è tanta, forse anche troppa, ma i Gory Blister riescono comunque a gestire il tutto con discreta maestria. Come sempre è la chitarra di Raff la pietra angolare attorno al quale gira il tutto: l’axeman non delude le aspettative, sfoderando una performance terrificante dove talento cristallino e brutalità vengono coniugati nel migliore dei modi. Naturalmente, il sodale Joe La Viola non poteva essere da meno e la batteria mai come in questo album assurge al ruolo di protagonista al pari della sei corde. E’ una vergogna che una band con tali capacità non sia ancora riuscita a sfondare, rimanendo relegata nei circuiti underground, ma d’altro canto – a prescindere dai dati di vendita – è sempre un piacere potere ascoltare musica così complessa ed ispirata al tempo stesso. Bravi, come sempre.