7.5
- Band: GOTTHARD
- Durata: 00:46:26
- Disponibile dal: 13/03/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Nuovo full-length dei Gotthard, tutto all’insegna del numero 13: si tratta, infatti, del loro tredicesimo studio album, composto da tredici tracce, uscito il 13 Marzo e che, a questo punto, neanche a dirlo, s’intitola semplicemente “#13”. Il disco appare da subito energico e vigoroso, con la band svizzera che sembra tornare in qualche misura alle sue origini, benchè con un appeal certamente moderno. Ad ogni modo, vengono decisamente riportate in prima linea le chitarre ed infatti le canzoni sono pienamente incentrate su riff decisi e taglienti. Peraltro, mentre nei dischi precedenti si poteva riscontrare un certo flavour settantiano, accentuato da un massiccio utilizzo dell’hammond, non può dirsi lo stesso per questo nuovo album, dove invece viene relegato a quest’ultimo un ruolo senz’altro più marginale. Naturalmente c’è, come sempre, una grande cura per le melodie, che vengono però sempre sorrette da sonorità decisamente rock.
Soffermandoci su alcune canzoni, balza in evidenza “Missteria”, dove sono state inserite sonorità e percussioni mediorientali, oltre a vocalizzi femminili. “Marry You”, uno dei brani più melodici del disco, è una canzone scritta da Eric Bazilian dei The Hooters, da lui utilizzata per chiedere alla sua attuale moglie di sposarlo: lo stesso Bazilian ha collaborato alla scrittura della titletrack, ma va evidenziato che, anche stavolta, in fase compositiva la band si è avvalsa del contributo pure di Francis Rossi degli Status Quo. Particolare la scelta di includere una cover degli ABBA, la celebre “S.O.S.”, che parte inizialmente solo con voce e piano. C’è invece qualche accenno blueseggiante in brani come “Another Last Time” e “Man On A Mission”, mentre “Rescue Me” ci ha fatto pensare un po’ sia alle divagazioni acustiche dei Led Zeppelin nel loro terzo album, sia per le chitarre elettriche ai Queen, con un intermezzo sabbathiano, riuscendo dunque a far convivere insieme varie influenze. Una menzione speciale va fatta anche per “10,000 Faces”, senz’altro tra gli highlight del disco.
“#13” è senza dubbio un buon disco, in generale piuttosto diretto, ma anche alquanto vario, perchè ogni brano in effetti presenta le sue peculiarità e riesce ad avere una sua personalità: soprattutto, però, queste canzoni trasudano ancora grande smalto ed entusiasmo, nonostante i quasi trent’anni di carriera degli elvetici.